L’INSOSTENIBILE SOSPENSIONE DELL’ESSERE
Eh già, non è un film horror. Questa foto ritrae una "bizzarra" pratica americana in cui uomini e donne si fanno infilare dei ganci nella carne per farsi poi appendere al soffitto.
I più forti di stomaco possono vedere direttamente alcuni video su youtube
Ieri sera un documentario del National Geographic documentava queste riunioni (tutte americane) in cui si celebra, come dire, la "macellazione" dei volontari. Ricordano troppo, infatti, le povere mucche appese ai ganci nelle celle frigorifero dei mattatoi. Loro sono e restano vivi, invece. E ne escono tutti contenti. Perché lo fanno? Gli intervistati, tutti immancabilmente muniti di piercing e tatuaggi a gogo, e tutti con l’aria irrimediabilmente "vuota", gli occhi annacquati e la bottiglia di birra appesa alla bocca, si dichiarano entusiasti del dolore che provano. Serve loro per sentirsi vivi. Beh, certo, con quelle facce da zombie…
Si radunano a gruppi e si infilzano a vicenda i ganci nella carne, si appendono a qualche albero (nelle gite outdoor, quelle "ecologiche") o ai soffitti delle loro case-macello, e poi dondolano, dondolano, dondolano…Io, francamente, preferisco l’altalena dei bimbi.
Tutti doloranti, felici. Contenti di aver mostrato di essere forti, di aver vissuto l’ebbrezza della paura e del suo superamento. Una prova di muscoli (in senso letterale, anche perchè se questi cedono…si strappa la carne e si può spezzare anche la vita dell’uomo; una tizia dovette mettere settanta punti) che li rende fieri, nobili.
Questa pratica ha echi tribali, si rifà alle antiche tecniche di iniziazione che prevedevano rituali dolorosi nel passaggio dall’età infantile a quella adulta. Presenti a ogni latitudine e longitudine, comportavano – e comportano ancora, laddove vengono praticati – mortificani del carne, prove "del fuoco", per essere ammessi nella cerchia dei guerrieri, dei saggi, o, più semplicemente, degli uomini.
Ma erano e sono inseriti in un conteso sacro, hanno un significato preciso. Questo non significa che siano sempre condivisibili (basta pensare all’orribile infibulazione) ma che, almeno, hanno un significato per la cultura che li pratica.
Qui, invece, svuotati del loro collegamento con il sacro e con la società in cui gli uomini si riconoscono, diventano solo esibizione, sado-masochismo, follia.
Perchè non c’è altro che un voler superare dei limiti per esaltare l’individualità, una presunta "forza" muscolare che sostituisce, spesso, quella neuronale.
Mi hanno fatto pena. Mi hanno reso triste.
Ho pensato, con malinconia, al vuoto in cui viviamo, quello sì, sospeso ovunque davvero. Appeso ai ganci della nostra ignoranza, delle nostre assenze, dei nostri vuoti consumi usa e getta, dell’assenza di ogni significato profondo, di ogni valore.
Questo vuoto dondola, e dondola, e dondola…
INFANZIE
INFANZIE
Qualche giorno con i miei nipoti mi fa pensare ai giardini segreti delle nostre infanzie.
Ognuno di noi ha il suo, e ci torna, magari in punta di piedi, di notte, nei sogni. O magari mentre insegue il profilo di una collina, o scivola su una goccia di pioggia che batte sul vetro.
Basta poco, davvero poco, per riaprire quei giardini.
Sono ancora lì, e ci aspettano con i loro incantesimi mai sciolti.
Sono popolati di streghe e folletti, di ombre e di nuvole, di tremori e passioni.
A me piace tornarci.
Mi piace anche ritrovare quelle stesse, antiche paure, quelle che stanno accanto alle gioie, alle scoperte della fantasia, alle creazioni di quei mondi incantati che il soffio di un bimbo fa galleggiare sulla testa del mondo.
Il sorriso di un ragazzino ti contagia con il suo eco profondo, ti riporta indietro, in quel tempo-non tempo, quando "non facevamo facce da fotografo", come dicono quei bellissimi versi del film di Wenders.
Tempo di verità, prima che le maschere siano.
Tempo di magie, prima che il tempo degli uomini arrivi.
Tempo di pelle, e non di testa.
Tempo di cuore.
LETTURE DA CANI
AVVISO: LEGGERE NUOCE GRAVEMENTE ALL’IGNORANZA
Dunque: gli italiani sono un popolo che non legge. Lo sapevamo. Ma il restante, quella manciata di coraggiosi che leggono, cosa leggono? E qui viene il punto. Se da una popolazione già decimata togliamo quelli che non leggono i bestseller di varia natura (anglosassoni, libri di starlette televisive, comici, politicanti – gli ultimi due spesso coincidono), rimane una sparuta manciatina di uomini e donne, pochi naufraghi in un’Italia che li ignora e che invece attende la prossima edizione dell’Isola dei Famosi.
Peccato. Peccato.
Sembra che le letture più in voga siano quelle del menù da ristorante, del cellulare, dei cartelli stradali.
Il resto, è un deserto.
Ogni volta che leggo le Top 10 dei libri non faccio che pensare a quei romanzi e saggi sconosciuti alla massa, quelli che giacciono negli scaffali meno "in" (vedi Mondadori e figli), come orfani troppo cresciuti buttati in una stanzetta.
Certo, in Italia si pubblicano troppo libri. Molti dei quali inutili e bruttini, vero.
Ma ci sono anche libri intelligenti, stimolanti, istruttivi. Ignorati, però, a favore dei soliti noti.
In una non-cultura di massa gli elementi "dissidenti" faticano a far sentire la loro voce, anzi, a far leggere le loro parole.
Così, i neuroni degli italiani rimangono denutriti, attaccati solo alle macchine-salvavita delle letture-spazzatura che li concimano con una merda tutta particolare: quella che produce solo…altra merda.
Leggere non ci rende più intelligenti. Ma ci rende meno ignoranti.
Poi dovremo passare dallo stato dell’intelletto allo stato della coscienza, che è ben altra cosa.
Intanto, però, dentro di noi fioriscono speranze, agiscono semi che daranno, se ben utilizzati, i loro frutti.
Ma la lettura è diventata un fatto arcaico, un po’ come il fuoco intorno al quale si radunava, la sera, una famiglia intera.
Ripeto: peccato.
Ci mancano, oggi, quei libri. E quei fuochi, quelle famiglie.
Basta guardarsi intorno per sentire il peso delle assenze.
NOTTURNO ITALIANO
MC ITALY, MC CHINA, MC WORLD…
Mc Donald lancia la nuova moda del Mc Italy, il famoso hamburgerone americano che sollazza i colesteroli di tutto il mondo e che, da noi, sarà fatto solo con carni bovine italiane. E non solo: olio di oliva, pane, insalata…tutto rigorosamente italiano. Evviva, evviva. Peccato per la tempesta che si è abbattuta sul povero paninazzo"nostrano", subito criticato per le calorie mastodontiche e altri fattori più americani, diciamolo, che italiani.
Ma il punto non è questo. Chissenfrega del campanilismo. Il problema è il caos imperante. Mentre sdoganiamo il panino americano e lo facciamo con i prodotti nostrani, aumentano i prodotti italiani fatti all’estero. E già.
Nella moda è un disastro. Le firme italiane fanno pagare carissimi i loro abitini costringendo quasi la "povera" gente che abbocca a firmare un mutuo, mentre la produzione viene affidata…alla Cina. Furbissima operazione: tu paghi una marca italiana, e loro ti affibbiano un prodotto cinese. Tu paghi molto e loro pagano pochissimo.
Ricordate lo scandalo della Nike, quando anni fa venne fuori il fatto che le scarpe venivato fabbricate in qualche paese del sud-est asiatico, obbligando tanti operai bambini a turni devastanti in cambio di una paghetta frugale? Beh, oggi è la prassi. Preferiamo far finta di niente. Ci scandalizziamo solo quando trovano qualche centinaio di cinesini in un sottoscala della provincia toscana. facciamo finta di nulla, dicevo, e continuiamo – non contenti – a farci anche prendere per i fondelli.
Consoliamoci, non è solo un problema "nostro".
Mio padre mi ha portato da New York un paio di deliziosi – e costosi – guantini di chachemire nero targati Paul Smith. All’interno, piccola piccola, la scritta nella targhetta: made in China.
Bella fregatura.
Intanto dovremmo imparare a leggerle, quelle targhette. Non facile, in un paese che in media legge solo i menu e i cartelloni stradali.
E domandarci qualcosa sul suk commerciale nel quale stiamo vivendo.
Global, local, global…Una bella confusione.
E intanto il mondo va a rotoli, senza frontiere.
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