Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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LETTURE DA CANI

 

 

 

AVVISO: LEGGERE NUOCE GRAVEMENTE ALL’IGNORANZA

 

Dunque: gli italiani sono un popolo che non legge. Lo sapevamo. Ma il restante, quella manciata di coraggiosi che leggono, cosa leggono? E qui viene il punto. Se da una popolazione già decimata togliamo quelli che non leggono i bestseller di varia natura (anglosassoni, libri di starlette televisive, comici, politicanti – gli ultimi due spesso coincidono), rimane una sparuta manciatina di uomini e donne, pochi naufraghi in un’Italia che li ignora e che invece attende la prossima edizione dell’Isola dei Famosi.

Peccato. Peccato.

Sembra che le letture più in voga siano quelle del menù da ristorante, del cellulare, dei cartelli stradali.

Il resto, è un deserto.

Ogni volta che leggo le Top 10 dei libri non faccio che pensare a quei romanzi e saggi sconosciuti alla massa, quelli che giacciono negli scaffali meno "in" (vedi Mondadori e figli), come orfani troppo cresciuti buttati in una stanzetta.

Certo, in Italia si pubblicano troppo libri. Molti dei quali inutili e bruttini, vero.

Ma ci sono anche libri intelligenti, stimolanti, istruttivi. Ignorati, però, a favore dei soliti noti.

In una non-cultura di massa gli elementi "dissidenti" faticano a far sentire la loro voce, anzi, a far leggere le loro parole.

Così, i neuroni degli italiani rimangono denutriti, attaccati solo alle macchine-salvavita delle letture-spazzatura che li concimano con una merda tutta particolare: quella che produce solo…altra merda.

Leggere non ci rende più intelligenti. Ma ci rende meno ignoranti.

Poi dovremo passare dallo stato dell’intelletto allo stato della coscienza, che è ben altra cosa.

Intanto, però, dentro di noi fioriscono speranze, agiscono semi che daranno, se ben utilizzati, i loro frutti.

Ma la lettura è diventata un fatto arcaico, un po’ come il fuoco intorno al quale si radunava, la sera, una famiglia intera.

Ripeto: peccato.

Ci mancano, oggi, quei libri. E quei fuochi, quelle famiglie.

Basta guardarsi intorno per sentire il peso delle assenze.