PER SEMPRE, LE ORE
"Caro Leonard, guardare la vita in faccia. Sempre. Guardare la vita. In faccia. Guardare la vita in faccia, e conoscerla per quella che è. Alla fine, conoscerla, amarla, per quello che è, e poi, metterla da parte. Per sempre, Leonard, gli anni che abbiamo trascorso, per sempre, gli anni, per sempre, l'amore, per sempre, le ore."
Virginia Woolf
Non so voi, ma ogni volta che rivedo The Hours, le Ore, e il suo finale, mi commuovo. Intensa, struggente, la recitazione sublime di Nicole Kidman. Le ore tessono la loro trama lucente sulle protagoniste sparse nella rete del tempo, collegandole tutte a quel destino unico, irrimediabile, denso di nostalgia.
Il testo finale, le immagini, la musica mi commuovono ogni volta, sì. Fino alle lacrime. Trovo il film di una rara poesia, rara come la bellezza interiore, anche se convulsa, di questa donna che voleva passare"come una nuvola tra le onde". Questa donna che amo, che sento, che "suona" dentro di me, da tanti anni. Non una nuvola, ma un temporale, Virginia. Un tenporale con mani di pioggia delicate ma allo stesso furiose, incisive, ardenti di vita.
Chi vuole condividere questo momento, condivida:
http://www.youtube.com/watch?v=tOqrIfByQ-M
Per ognuno di noi, per sempre, le ore.
AMORI
Ogni tanto Mathilde sogna un uomo al quale chiedere: puoi amarmi? Con tutta la fatica di vivere che si porta dietro, la forza e la fragilità. Un uomo che conosca la vertigine, la paura, la gioia. Che non abbia paura delle lacrime dietro il suo sorriso né del suo sorriso fra le lacrime. Un uomo che sappia." (Le ore sotterranee, D. De Vigan)
SACRA CONOSCENZA
Bellissimo, il film Agora che narra vita e morte di Ipazia di Alessandra, la filosofa che studiava le stelle e i pianeti e insegnava nella scuola alessandrina.
Bello davvero.
Mi ha sempre affascinato, la figura di questa donna bellissima e coltissima, diventata così "pericolosa" da meritare la morte per mano dei parabolani.
Il film narra di un tempo delicato, dell'incrocio tra paganesimo, cristianesimo ed ebraismo, e di una delicata convivenza.
C'è solo un dettaglio, ma un dettaglio importante. Ipazia non era una scienziata laica, come alcuni (Margherita Hack compresa) vorrebbero farla apparire. Non è una martire della scienza ma della filosofia, cioè dell'amore per la conoscenza. E la conoscenza, a quel tempo, non prescindeva dal sacro, dall'inserimento dell'uomo in un contesto divino. Mi dispiace per la signora Hack, forse una delle persone più "religiose" che abbia mai incontrato, una vera sacerdotessa dell'ateismo, una papessa laica che mostra le stesse ottusità delle chiusure che vuole combattere. Mi dispiace per lei, ma Ipazia NOn era atea.
A quel tempo la scienza era un tutt'uno con la filosofia, l'astronomia…Gli dèi e l'uomo non si erano separati, e l'uomo studiava il cosmo con stupore e ammirazione. Ammirazione per quel mondo divino regolato da leggi misteriose che man mano imparava a conoscere. Leggi sacre, come il sacro cerchio che governava quei moti celesti che l'uomo, di notte, osservava immerso in un mare di stelle.
Ipazia muore perché non vuol diventare cristiana, muore perchè difende la sua libertà di fronte a una forzata conversione. Ma Ipazia non è atea. Crede nel moto delle stelle, crede negli astri, crede nella filosofia. Ma la filosofia e la scienza erano, per l'uomo antico, testimonianza dell'amore divino.
Non possiamo, non dobbiamo scordare questo particolare.
La scienza di ieri non è la scienza di oggi. Oggi abbiamo settorializzato ogni conoscenza, diviso il mondo in specializzazioni, perdendo la visione d'insieme (un po' come una gamba che non conosce più il corpo che la ospita, e cammina in modo…un po' cieco).
D'accordo, abbiamo deciso di fare così. Ma, per favore, cerchiamo di rispettare il pensiero antico da cui tanto abbiamo imparato.
Se facessimo di Ipazia una martire atea, una martire laica, la uccideremmo due volte.
E non se lo merita.
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