INFANZIE
Qualche giorno con i miei nipoti mi fa pensare ai giardini segreti delle nostre infanzie.
Ognuno di noi ha il suo, e ci torna, magari in punta di piedi, di notte, nei sogni. O magari mentre insegue il profilo di una collina, o scivola su una goccia di pioggia che batte sul vetro.
Basta poco, davvero poco, per riaprire quei giardini.
Sono ancora lì, e ci aspettano con i loro incantesimi mai sciolti.
Sono popolati di streghe e folletti, di ombre e di nuvole, di tremori e passioni.
A me piace tornarci.
Mi piace anche ritrovare quelle stesse, antiche paure, quelle che stanno accanto alle gioie, alle scoperte della fantasia, alle creazioni di quei mondi incantati che il soffio di un bimbo fa galleggiare sulla testa del mondo.
Il sorriso di un ragazzino ti contagia con il suo eco profondo, ti riporta indietro, in quel tempo-non tempo, quando "non facevamo facce da fotografo", come dicono quei bellissimi versi del film di Wenders.
Tempo di verità, prima che le maschere siano.
Tempo di magie, prima che il tempo degli uomini arrivi.
Tempo di pelle, e non di testa.
Tempo di cuore.