Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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VUOTI E COLORI

 

 

 

Tutto triste, il camaleonte si rese conto che, per conoscere il suo vero colore, doveva posarsi sul vuoto» (A. Jodorowsky)

 

Dovremmo tutti posarci sul vuoto, per conoscerci davvero. Invece, come camaleonti, indossiamo i colori adatti alle situazioni; colori spesso sintetici, tessuti artificiali, hig-tec…Lontani, lontanissimi dalla nostra essenza.

E viviamo così, come arlecchini. Come tanti Zelig pronti a modificarsi in base al contesto, come un blob gigantesco che assume ogni forma che incontra.

Giocolieri dell’artificio, maestri della recitazione, artisti del colore edulcorato (un po’ come quegli EC245blabla che troviamo negli edulcoranti), avanziamo senza mai conoscerci veramente.

Forse un giorno, come accade al camaleonte, ci accorgeremo che per vedere davvero chi siamo dobbiamo…saltare nel vuoto. Perdere ogni colore, ogni piuma di pavone e ogni belletto. E’ solo nel vuoto che misureremo la nostra impalpabile essenza. Quella che farà svanire – come in un gioco di magia invertito - tutte le illusioni create. Rimarrà solo una coraggiosa nudità. Senza colori, forse. Ma piena di meravigliose – e terribili – scoperte.

Intanto viviamo, e mangiamo, e facciamo l’amore, e lavoriamo, e alleviamo figli, e diventiamo nonni, e dormiamo, e passeggiamo, e…

Tutti addobbati con i nostri colori di circostanza, come tanti alberelli di natale accesi nelle città.

Alcuni di noi sono più monocromatici, altri amano una moltitudine di colori. Ma la sostanza dell’artificio non cambia.

Come pittori, usiamo i cromatismi che più ci piacciono, o più ci servono. Lo facciamo per difenderci, come il camaleonte, o per piacere, per dominare, per fuggire…

Intanto il vuoto ci aspetta. Ma ci vuole troppo coraggio per fare quel salto.