Ecco, mentre attraversavo il ponte per arrivare a Piazza del Popolo ieri, verso il tramonto, il Tevere sembrava esattamente così. Ero ferma alla fila dei semafori, mi sono girata e la bocca si è aperta a forma di Oh. La bellezza mi stupisce sempre, è come una ferita imprevista. Come un mare che mi allaga.
Ne ho parlato qui, a volte, perché spesso mi trovo a fare considerazioni sulla fretta, sul modo asfittico in cui viviamo, sempre all’inseguimento del prossimo desiderio, del prossimo impegno, del prossimo intrattenimento. Sempre il…prossimo. Sempre avanti, tesi verso una corsa impossibile, perdiamo l’attimo. Perdiamo l’occasione.
Quanto era bello il Tevere, ieri. Con quello scorcio di città, con i tetti che aspettano i disegni fiamminghi della sera, con le ombre che preparano la stanza della luna.
Ero felice. Quel momento è stato il significato della giornata.
Viverli più spesso non è difficile, basta rallentare e fermarsi. Ma non lo facciamo mai. Lo facciamo solo quando ci ricordiamo.
Beh, io ho deciso di farlo più spesso.