Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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ANIMA E COZZE

 

Che cosa significa anima e cozze? Non è il nome di un ristorante, e neppure un bar. (Acqua).

É invece una sorta di sintesi di un modo di essere e sentire la vita. Un  manifesto programmatico, una fenomenologia della realtà, una percezione dell’essere. (Fuoco).

Perché anima e cozze? Con anima si intende tutto ciò che ha un respiro sottile, spirituale. Che ha a che fare con l’"insostenibile leggerezza dell’essere", per dirla con Kundera.

Anima è silenzio, solitudine, respiro del cuore che ascolta sé stesso, vuoto pieno dell’esistenza, brivido infinito della cessazione di ogni movimento. 

L’anima delle cose è il centro del mondo, che dovrebbe poi coincidere con il nostro stesso centro.

Insomma, nell’anima si distende ogni cielo, si compie ogni ciclo.

 

Con il termine cozze, invece, riassumiamo tutto ciò che ha a che fare con il lato più materiale della vita.

É metafora del godimento (l’impepata di cozze rappresenta una sfida per il fegato ma un oasi per il palato), voglia di avventura a ogni latitudine di questo mondo. Le cozze formano un gruppo, un gruppo coeso tenacemente attaccato alla vita. Amano stare vicine, hanno il sapore salato del mare che conferisce gusto alla vita.

 

Insomma, anima e cozze, espressione coniata dalla scrivente in un giorno qualunque di un anno qualunque,  riassume due modi di essere opposti eppure complementari, legando l’uomo sia alla terra che al cielo. 

Quando c’è solo anima l’uomo rischia di perdere il radicamento al terreno. Per salire in alto, come i rami di un albero, bisogna avere radici ben salde o ci si spezza.

Alcuni individui inclinano particolarmente verso l’anima. Fra questi  incrociamo i santi, i poeti, gli eroi pazzi delle battaglie invisibili.

Quando ci sono solo le… cozze, l’uomo assapora l’esperienza del mondo. La sua fame di vita lo porta a contatto con le occasioni sociali, mondane. Di ogni cosa vuole sentire il gusto, annusare il profumo, osservare i colori, udire i suoni…Sogna romantici scudi stellari sotto il cui ombrello vivere le sfumature dei sentimenti, ascolta concerti insieme agli amici con cui scambia frammenti di esistenza, mangia in ristoranti dove può ridere, e parlare, insieme agli altri.

Se lasciato da solo, "l’uomo cozza" va in tilt perchè è abituato al mondo dei sensi, alla compagnia gaia e rumorosa di amici e fidanzate, al passaggio concreto su una terra che offre esperienze, stimoli, appagamenti e inquietudini fatte di carne.

Più poroso, il mondo delle cozze, rispetto alla levigata quanto effimera dimensione eterea dell’anima.

Stesso disorientamento per "l’uomo anima" costretto a sperimentare gli attriti di questo mondo, a sporcarsi le mani con i sentimenti, gli amori, gli affanni.

Poi ci sono gli uomini "anima e cozze", come la sottoscritta. Esseri in bilico sui due mondi, che sperimentano orizzontalità e verticalità perdendo sempre l’ago della loro bussola non appena sostano troppo a lungo in una delle due dimensioni.

Ma in fondo ogni l’uomo è anima e cozze. Ha bisogno di pieni e di vuoti, di visibile e di invisibile. Poi, certo, siamo tutti diversi e, come per i sogni, ognuno possiede la chiave per decifrare i codici della sua vita.

Però prima o poi tutti ci imbattiamo  in quello che, per sintesi e comodità, abbiamo battezzato anima e cozze. Accade quando ci  rendiamo conto che la vita è meravigliosa nelle sue promesse rinnovate ogni mattino, e perfino nelle ansie che le accompagnano, ma che l’esperienza della materia ha i suoi limiti, che le compagnie e gli scambi e i viaggi e le scoperte e gli amori non bastano. E non bastano neppure i libri e le pur sconfinate distese dell’intelletto.

C’è qualcosa che ha un nome più antico, e ci chiama da sempre. Accade un po’ come per La donna che cercava il suo cuore pubblicato nel primo numero di Silmarillon (www.silmarillon.it).

Alcuni scrittori, come Virginia Woolf, ne hanno sentito il potente richiamo, e ne hanno pagato il prezzo.

Ma ne vale la pena.

Sempre ricordando che è proprio in quell’ anima e cozze che forse viviamo la nostra dimensione più completa (anche se non facile da "gestire").

Ovviamente una visione più monocromatica dona sicurezza e stabilità. Ma, come abbiamo detto in vari post, facciamo parte di quelli che accettano gli effetti collaterali, tra cui magari – a volte – le notti insonni, per osservare e vivere il mondo tutto intero, come se fosse il caleidoscopio che ci incantava da piccoli facendoci diventare, in quei dettagli colorati,  tanti e nessuno. O uno, nessuno e centomila, come scrisse qualcuno.