Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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RICERCHE E STUPORI

 

 

"Perché pensare / a rinunciare / che pazza idea m’è venuta/ se seguito così/ son perduta

/ Cuore mio torna qui".

Non appena pronunciò queste parole il piccolo cuore rosso, compagno di mille avventure, le riapparve davanti, gioioso e scavezzacollo come non mai. La abbracciò e la condusse in una travolgente discesa attraverso tutto il mondo, piena d’emozioni,persone, esperienze. Ma questa volta accadde una cosa terribile. La donna si annoiò. Arrivati giù disse sbadigliando al cuore:

"Piccolo cuore/ per mille posti,/ mille paesaggi / fantasmi d’amore m’hai rivelato./ Caro mi costi!/ Solo miraggi / m’hai propinato / Sono partita per provare / e non so cosa sia arrivare"

Il piccolo cuore, stavolta, s’infuriò come una bestia e, inseguito dagli sbadigli della donna, sparì negli abissi di una discesa senza fine, ululando.

In cima a una scala lunghissima, confuso nella bruma dorata del mattino, apparve immediatamente un cuore smisurato. Lei lo riconobbe e questa volta non si spaventò, ma non poté evitare di mettersi a piangere quando si accorse che le batteva nel petto. Il problema, questa volta, era raggiungerlo.

Ma aveva deciso. Sudando e tremando, stupendosi di se stessa e in mezzo a mille dubbi, salì il primo gradino.

(La donna che cercava il suo cuore, da Storia di un Filosofo molto stanco, Oz-Nahàli)

 

Questo è uno dei racconti contenuti nel bellissimo libro Storia di un Filosofo molto stanco, pubblicato dalla casa editrice Simmetria.

La protagonista è una donna, ma potrebbe essere chiunque.

Cercare il cuore. Bella sfida. Le tradizioni antiche parlano di due cuori, l’uno, emozionale, si scuote e vive nel contatto con le passioni; l’altro, sottile, impalpabile, si ciba degli spazi metafisici in cui ritrova il senso e la radice della sua esistenza. Insomma, un cuore e un Cuore.

Il secondo, il Cuore, è ben più difficile da trovare. Se lo trovassimo, avremmo trovato il Graal. Ma non siamo Galahad. Semmai un po’ Lancillotto. Almeno io. Mi riconosco in Lancillotto e nella furibonda passione per la bella moglie di Artù. Sarà per quella passione che non troverà il Graal, cioè intercetterà il cuo Cuore ma non vi annegherà (non a caso nel racconto la donna si spaventa quando inizia a percorrerne i gradini).

Anche io, come Lancillotto, aspiro a una Cerca ma mi infrango come un’onda sullo scoglio delle mie passioni. 

Tesa fra le due corde del cielo e della terra, a volte rischio di frantumarmi invece di scagliare la freccia.

Per me la vita è Anima e cozze come ho già detto, quasi un anno fa, in un post.

Ma non riesco a smettere di pensare a quel cuore, come la donna di questo racconto. Mi assedia, mi rincorre, mi smaschera. Si allontana e riprende terreno.

Perché per quanto diverse siano le nostre aspirazioni, o il nostro sistema di "credenze", abbiamo tutti provato la senzazione che esista quel luogo dento di noi. E chissenfrega se qualcuno lo chiama anima, Dio o Intelligenza Universale. Non mi interessano "i nomi". Mi interessa l’essenza. Come quella della rosa di cui parla la Giulietta di Shakespeare.

La storia della donna che cerca il suo cuore è la storia di tutti gli uomini che si sfidano per provare a entrare in profondità.

Se si inciampa ogni volta che si prova a salire un gradino, poco importa.

Cascando, si impara. Sempre. O quasi.