Ci sono momenti, nella vita di ognuno, in cui una speciale letizia esalta ogni fibra dell’essere. Accade spesso davanti a un dettaglio infinitesimale, quasi invisibile. In quei momenti il dolore si attenua, la memoria si arresta mentre ci affacciamo sul presente, solo su quello.
Non c’è anima che non abbia conosciuto questi momenti. L‘essere che giace dentro di noi si sveglia, si stiracchia, sgomita e si fa strada attraverso i labirinti mentali. Poi è, semplicemente.
In quei momenti il cuore palpita di speranza, zampilla profumi d’ambra e di miele, la terra non pesa più ma si solleva invece come uccelli pronti per la migrazione.
Me li ricordo, io, questi momenti. L’ultima volta è accaduto quando un raggio di sole mi ha toccato il viso. Camminavo svelta, ingavinata nell’uragano dei miei pensieri. E poi il sole che filtrava attraverso la foglia di un albero, vestendolo d’oro, mi ha colpito i capelli e le guance.
Ecco, silenzio, respiro, silenzio. Il mondo va avanti nonostante noi. Se sappiamo guardarlo ci regala carezze inaspettate. Piccole piccole.
Un’altra volta, anni fa, furono le nuvole che galleggiavano in una promessa di serenità. Mi sentii leggera come loro, con le braccia simili ad ali pronte a sfidare la convessità degli universi.
Accade solitamente con la natura, con il verde, guarda caso, della speranza.
Forse è per questo che oggi siamo tutti più tristi, imprigionati nel cemento, vibriamo al richiamo antico che un tempo ci appartenne.
La speranza profuma d’erba e di bosco, di fiori e di frutti. E’ fatta della sostanza del cielo. E’ sogno vivente.
Poi la vita ci atterra, ci schiaccia con il suo peso, spezza le primavere.
Eppure la speranza è sempre lì, nell’attimo sublime in cui ci arrendiamo.