Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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PIOVE SUI PENSIERI

 

 

Neanche la pioggia ha mani così piccole

(T. Williams)

C’è poco da fare, aveva ragione Montesquieu con la sua teoria dei climi. Quando piove, quando fa freddo, ci sentiamo diversi, poco propensi alla gaia estroversione irradiata dai raggi solari.

Diventiamo assorti, avvolti da una melanconia soffusa, come una nebbia mattutina.

E i pensieri brillano come gocce di rugiada. Vanno in profondità, cercano l’orlo invisibile di quella notte immersa nel tempo prima del tempo, risentono di echi siderali che si appoggiano sulle stelle.

Mi piace, questa inclinazione dell’anima. La assecondo volentieri. Il sole ci rende spensierati ma a volte un po’ superficiali, tutti presi dalle forme della materia, pieni di ebbrezza primaverile, di scanzonate evasioni.

E invece la pioggia ti riporta "dentro", ti fa fare i conti con pezzi di te. Com’è bello, un cielo grigio di fine primavera. La pioggia sembra lavare via le inquietudini inutili, facendo spazio a quella sottile tensione che pervade ogni profondità. Lava via i rami secchi dei nostri pensieri, nutre la radice di metafore e associazioni, accarezza una gentile poesia.

Mentre scrivo, una manciata di luce sfuggita al cielo si diffonde sul palazzo davanti al mio, e dalla porta finestra osservo le piante che disegnano il loro profilo annunciando la sera.

E mi sembra di sentire una strana leggerezza.