Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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PUBBLICITA’ REGRESSO

 

 

Ho appena scritto un post sui gatti, ma, a rischio di sembrare monotematica, non riesco a trattenermi dal commentare una pubblicità incrociata durante la lettura dell’inserto femminile del Corriere, pubblicità che ha a che fare con ermellini, visoni e cincillà. A costo di sembrare la Bardot de noantri, preferisco scriverne.

 

Pagina doppia pubblicitaria: sulla destra, il logo della Colombo, prestigioso lanificio che vanta negozi perfino a Vienna e Parigi. Benissimo, se non fosse che un gomitolo di lana…non è uguale al pelo di una pelliccia.

Sulla  pagina di sinistra, la pubblicità recita:

La passione della qualità

Allevare e selezionare cashmere, visone, ermellino e cincillà per ottenere da questi meravigliosi animali pochi grammi, ogni stagione, di finissima materia prima. Nasce così il prodotto Colombo che esprime il nostro stile di vita dove i valori diventano cultura e la cultura diventa qualità.

Cosa cosa?

Sappiamo bene quali torture subiscono gli animali da pelliccia, moda che speravo estinta, spazzata via dalla terra, e che invece quest’anno sembra tornare sulle nostre passerelle. "A volte ritornano", ci avvisava Stephen King. Già.

Moda di pessimo gusto, che non risponde più a nessuna reale esigenza. Non sono graziose, infatti, le moderne alternative al classico pellicciotto? Davvero non resistiamo al macabro fascino? Per fortuna abbiamo fatto passi in avanti, in questo decennio, mostrando cosa significa trucidare "questi meravigliosi animali", come dice Colombo, scuoiandoli vivi per non sciupare il loro prezioso tesoro.

Buffo, poi, veder circolare signore in pelliccia nel morbido (rispetto al clima) ventre di Roma. Manco fossero le amanti del dottor Zivago.

Allevare ermellini e pecore non è la stessa cosa. Andiamo. Ma, la cosa peggiore, è il tono della pubblicità, che parla di "valori che diventano cultura".  Ma quale cultura? Quali valori? Lo sfruttamento gratuito degli animali a favore del nostro godimento estetico non esprime nè cultura né valori. Esprime solo mediocrità. La pelliccia non è un valore. O meglio, l’unico valore che rappresenta è quello economico.

Davvero, le alternative oggi ci sono. Materiali termici e isolanti, pelicciotti folti, colorati, che abbelliscono giacche, piumini e cappotti.  

Ma, a quanto pare, per alcuni il fascino della pelliccia vera è irresistibile. Ricordo una pubblicità, molto efficace, che circolava circa vent’anni fa. C’era la foto di un bellissimo cucciolo di volpe, e sotto la scritta: "Questo cucciolo sta cercando la sua mamma. E’ forse nella tua pelliccia?".

Lo domando a Colombo?