Se mai vi siete trovati nel punto migliore da cui avere una vista panoramica a trecentosessanta gradi, sapete che un posto del genere è necessariamente esposto agli elementi naturali. Di là potete vedere tutto, di là però sentirete anche ogni cosa nella maniera più vivida: il vento, il sole e la pioggia.
(Donna Fahri, Lo yoga nella vita)
Per gli strani percorsi compiuti a volte dalle associazioni mentali, leggendo questo brano ho pensato allo Zodiaco. O meglio, al tema natale di ogni persona.
Del resto, la mia vita “gollumiana” passa anche attraverso questo. L’amore per la letteratura contemporanea e il giornalismo, per le forme moderne, metropolitane, di romanzi e racconti…e la passione per il mondo degli antichi, per le loro scienze sacre degli orientamenti.
E’ da questa “seconda vita” che nasce la riflessione su questo brano.
Quando, affascinata dall’alchimia, ho inciampato nei simboli astrologici di cui è intessuta, mi sono innamorata di questo arcano, sapiente specchio dell’anima, oggi bistrattato dalla ridicolizzazione economico-commerciale proposta dai vari Branko e Fox, delinquenti a piede libero.
“L’astrologia è un’antica signora oggi ridotta al rango di prostituta”, scriveva André Breton.
Povera astrologia, svenduta per una manciata di euro, smantellata dei suoi contenuti più profondi, svuotata della sua profondità filosofica, geometrica e matematica…
Eppure è possibile, se la si studia in un certo modo, comprenderne ancora le valenze più nascoste, lontane dai palcoscenici idioti dei vari “Salve, fratellini della Vergine. Oggi vi attende un incontro magico. Attenti al capo in ufficio, però”. Pirlate a uso e consumo dell’ingnoranza.
Ecco, tornando all’astrologia, la riflessione della Fahri mi chiama in mente l’ampiezza dello Zodiaco, con i suoi 360 gradi e i dodici segni che, nel tema natale di ogni individuo, i pianeti in base al momento della sua nascita, ospitano la posizione dei vari pianeti.
Nel cielo natale di alcuni uomini questi pianeti si trovano tutti radunati in uno stellium, una configurazione particolare che li raggruppa. In quello di altri uomini, invece, i pianeti sono distribuiti all’interno del cerchio.
Dato che i pianeti simboleggiano “fuochi di attività”, qualità particolari – e archetipiche – che vivono in ognuno di noi, è chiaro che chi ha i pianeti distribuiti in modo circolare da un lato ha una visione completa delle cose e del mondo, dall’altra è messo in croce, vive cioè di conflitti e di opposizioni (nel cerchio del tema natale è inscritta, guarda caso, una croce con i quattro angoli del cielo).
Ora, non posso addentrarmi in discorsi troppo “tecnici”. Mi interessa solo osservare come la conoscenza, la consapevolezza, sia frutto di una tensione, di un dolore. In fondo è da un attrito che nasce ogni scintilla. Ed è da una sofferenza che si genera volentieri la spinta creativa. Come nel mondo della letteratura e della scrittura, che spesso viaggiano sul pungolìo di un dolore, su un tarlo che morsica l’anima.
Il tema natale parla per simboli, e quei simboli sono ottimi stimoli per penetrare le cose.
Di certo non smetto mai di meravigliarmi davanti a questa architettura particolare.
Davanti alla sua profondità filosofica, oggi ormai sconosciuta.
Il cielo natale, con la sua croce e il suo cerchio, raccontano di una disposizione interiore. E di come più un uomo è sottoposto a spinte e pressioni – simboleggiate dai pianeti distribuiti lungo gli assi della sua croce zodiacale – maggiore è il suo potenziale. E la sua visione panoramica dello Zodiaco-mondo.
Vedere “tutto” fa anche male, ci espone al vento e alla pioggia, come dice la Fahri.
Non ci troviamo su una radura ma siamo in collina, o magari addirittura in alta montagna, privi di protezioni.
Ognuno di noi ha la sua cuccia, la sua copertina di Linus, ognuno di noi cerca di ridurre le pressioni dei quattro angoli cardinali che rischiano di inchiodarlo (ma anche di liberarlo) perché più cose sentiamo, e conosciamo, più conflitti – certamente – vivremo.
Ma è il mondo degli opposti che dobbiamo attraversare. Una navigazione a vista, una navigazione fatta di contraddizioni e conflitti. Necessari, però, alla comprensione. Fa male, certo. Fa malissimo.
Ma quel panorama esteso che riusciamo a guardare, dal luogo in cui, esposti, subiamo anche la neve, la pioggia e il vento, è anche lo stesso che ci concede la magia dei tramonti, annuncio della notte con la sua danza di stelle. Lo stesso da cui guardiamo passare le nuvole, con le loro forme mutevoli che ci rammentano la magnifica – e terribile – provvisorietà della nostra esistenza.