Non mi riconosco più in questa Italia depressa, qualunquista e menefreghista.
Sempre pronta a criticare senza scegliere la difficile arte del "fare".
Governata da ladri e briganti che – toh – ha sempre scelto lei.
Lei, antica signora di eleganti fattezze, oggi stracciona, scalza, spettinata e
stanca.
Questa Italia alla deriva, sbilanciata, solcata da nuovi e vecchi rancori.
Canaglia, furbetta e malandrina.
Serva di Stato e dama di corte privata.
Puttana di strada, a volte.
E, sempre, corridoio di idee che non trovano né porte, né sbocchi.
Italia malata che non muore mai, eternamente appesa a macchine che respirano per lei.
Italia di cafoni e di snob, senza mezze misure.
Di omolgazioni e quotidiane piccinerie.
Di città che si credono villaggi
e villaggi in cui i vicini non riconoscono i vicini
Italia di maleducati e pigri.
Di rassegnati che hanno paura di cambiare
Di vizi, stanchezze e ridicole ostentazioni.
Italia che fatico ad amare
Italia mia?