Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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IL NOSTRO PARTO

 

 

 

Non ho figli. Ma so che l’esperienza del parto è un’esperienza dolorosissima, forse una delle più dolorose, e inevitabili, nella vita.

Perché fa così male? Perché partorire, dunque dare nuova vita, deve essere un processo difficile e doloroso? Forse perchè simboleggia la difficoltà che precede la creazione, qualunque creazione. Qualcosa che sia veramente nuovo. Nuova vita. Nuovo essere.

Nella vita di ognuno, di fatto, le tappe fondamentali coincidono con processi dolorosi.

Il primo respiro, il primo dentino, la prima mestruazione…

Un cambiamento è sempre doloroso, sempre. Perché modificare sul serio qualcosa non può non generare dolore.

Partorire un essere nuovo, anche dentro noi stessi, è un’impresa gigantesca, feroce, piena di contrasti, di moti alterni, di sconfitte e rimonte.

Ma si può tentare. Chi esce da crisi profonde ha spesso uno sguardo rinnovato, luminoso, consapevole dell’abisso attraversato.

E non è detto che dopo un grande dolore non si ricaschi nelle stesse tentazioni.

In fondo, facciamo di tutto per sfuggire a noi stessi. Siamo preda e predatore, fuggiamoe ci inseguiamo,  e correndo facciamo spesso il giro dell’oca, quello in cui si torna al punto da cui eravamo partiti.

Quello che ci inchioda, ci rende gravidi e ci costrige al parto diventa un ostacolo. Perché è meglio non vedere, è meglio far finta e chiudere gli occhi, chiudersi in un silenzio doloroso ma facile piuttosto che vivere, affrontare, sfidare. Osare quel cambiamento che richiede coraggio, impegno, forza.

Purtroppo la vera misura di questo cambiamento passa attraverso gli altri. Sono loro a fornire l’attrito che può generare la scintilla. Ma l’attrito fa male, urta, scortica, mette a nudo.

Il cambiamento, poi, può, anzi deve essere compiuto nel segreto della nostra cella interiore, è lì che si trova il crogiuolo, è lì che come un feto sperimentiamo l’uscita dalle acque natali della nostra "ignoranza" e siamo spinti a respirare, a usare nuovi strumenti abbandonando i vecchi. E ci vuole una violenza. E un grido. E dopo, dopo finalmente un vagito. Un primo vagito. Timido, ostinato. Pieno di  armonia dopo il cambiamento.