Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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I’D LIKE A FRAPPUCCINO, PLEASE…

 

 

Vivere a cavallo di due nazioni, di due culture, di due lingue, essere incerti s epensare in inglese e poi scrivere in italiano o se pensare in italiano e parlare in inglese, è un privilegio, certamente, ma anche una fatica. Ha tuttavia i suoi  momenti di spasso, come accade quando in america, imporvvisamente, diventa di moda scimmiottare l’italiano per vendere più bevande e cibi, come sta accadendo ora.

Escono parole comiche, espressioni ridicole, concepite al solo scopo di suonare più seducenti alle orecchide dei consumatori e dare un nonsoché di esotico, genere Vacanze romane.

 La catena di caffetterie che ha infestato gli Stati Uniti partendo proprio dalla città più distante dall’Italia, Seattle, offre una lista di variazioni sul tema cappuccino che non mancano mai di sbalordirmi: frappuccino,latteccino, mokaccino, serviti da uno studente o un pensionato che è obbligatorio chiamare "barista".

 (…) Ma dove si raggiungono vertici di comicità involontaria è nei prodotti che vorrebbero richiamare l’Italia senza sapere coasa dicono davvero, e quali rischi presentano alle nostre orecchie. Per capitalizzare sulla popolarità di un altro classico italiano. la "bruschetta", nei reparti di surgelati al supwermercato è comparsa la "freschetta", espressione che non incoraggerebbe al consumo abitanti del centro sud italiano.

La catena Dunkin’Donuts, per rispondere all’offensiva delle italianate di Starbucks, ha fatto esoridre quest’estate un beverone chiamato "coolata", che va obbligatoriamente pòronunciato "culata". Lei cosa prende? Una culata. Non la ordinerò mai.

Vittorio Zucconi, da Hotel America.

Sono d’accordo con lui. E pensare quante scene fanno loro, gli americani, per le nostre storpiature. Ricordo ancora quando, tanti anni fa, ero in fila al Mac Donald.

Domandai, insieme alla colazione, un po’ di "milk".

"Milk"

"What?" fece la cassiera, sorpresa.

"Milk"

"Whaaat?" proseguì lei mentre la fila ietro di me cominciava a stranirsi.

A un certo punto le si accende la lampada in faccia, e la genietta esclama:

"Ah! Melk!"

Sì, melk. Infatti "milk" si pronuncia "melk".

Vabbè, ma è come se un americano al bar ordinasse una "gazzasa". E che cavolo ,non si capisce?

E vabbè. Melk. Melk. Meeeeelk.