Live fast, recita la nuova pubblicità della Diesel.
E voilà, ecco la foto di una neo mamma postmoderna in corsa, che spruzza velocemente un po’ di talco sul culetto del suo bambino.
Mah.
Sarà perché penso che la cultura della fretta sia proprio quello che ci sta imbarbarendo, ma questa foto mi ha impressionato negativamente. Molto negativamente.
Non si tratta di fare del bieco tradizionalismo, ma di applicare un po’ di buon senso e mettersi nei panni (anzi, nei pannoloni) di quel povero pargoletto sballottato qua e là, alle prese con la sua nevrastenica mamma. Perché andare di corsa – mi spiace – non è un bel vivere. Proprio no.
Ma siamo nell’era dei Tutto intorno a te, dei Connecting people, dei Fastweb, delle comunicazioni globali in tempi reali.
Perché la mamma dovrebbe dunque salvarsi? Giusto.
Peccato che questa vita moderna – celebrata anche dalla Diesel- produca milioni di ipersterssati che fanno le fortune di psicologi, centri benessere, maghetti e apprendisti stregoni.
La fretta non è una virtù. Fretta significa superficialità, pressapochismo, incapacità di fissare quello che stiamo facendo.
Ma proseguiamo, proseguiamo nella magnificazione di questo falso mito.
E così anche le mamme adesso corrono con i loro bei pantaloni Diesel.
Il tempo rilassato del contatto con il bambino è scaduto, come uno yogurt conservato troppo a lungo nel frigorifero.
Ripeto: mah.
Dovremmo recuperare quel tempo prezioso che fa di noi degli esseri umani, e non degli automi efficienti efficaci produttivi organizzati.
Ma la neomamma che non ha tempo può consolarsi: archiviate le corse quotidiane, la sera può rilassarsi davanti al televisore, magari scegliendo fra Cogne di Vespa e la Rosa Bazzi di Matrix.
Cosa vuole di più dalla vita? Un Lucano.