Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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CANI IN AFFITTO

 

Non ci sto. Non ci sto a veder spacciata per cinofilia l’ennesima trovata del marketing americano. Quale? Quella della moda dei cani in affitto.

Basta andare sul sito della Flexpetz per trovare gli adorabili cagnolini pronti per l’uso.

L’idea nasce da un atto d’amore, raccontano i titolari. Un atto d’amore verso quei cani che, invece di finire nei canili, verrebbero gestiti da una famiglia allargata.

Peccato che la famiglia allargata non adotti ma…affitti. Sì sì, mentre questi ultimi giorni pare che i lapsus in politica abbiano la meglio, anche qui pare esserci una certa confusione tra… affido e affitto.

Malgrado l’assonanza, non sono la stessa cosa. Niente affatto. L’affido è un dono, l’affitto un pagamento. Infatti portare a spasso un cagnolino della Flex costa circa 40 dollari al giorno.

Gli strampalati americani ne pensano sempre di nuove. E, guarda caso, le loro idee migliori profumano sempre e comunque di soldi.

Non so, ma io continuo sempre a pensare che i veri atti d’amore…siano gratuiti.

Affittare un cane – mi pare – non rientra davvero in questa visione umanitaria e compassionevole.

E poi, diciamocelo, cosa passa per la testa di questi poveri animali, alle prese con cento padroni che li caricano e li scaricano in una tarantella continua?

Il cane, ancora più del gatto, esige attenzione, un’ attenzione esclusiva che solitamente fagocita, senza mai risputarlo fuori, il suo padrone. Il cane si sente subito abbandonato, ha bisogno di un rapporto totalizzante, fusionale, come quello di un bimbo con la sua mamma. Provare per credere.

Questa gestione allargata diventa una faccenda complessa, per lui.

Meglio della vita in canile? Certo. Ovvio. Lapalissiano.

Ma, come nel caso del personal shopper, l’idea che tutto si compri, o che tutto si risolva con i soldi, continua a orientare le nostre giornate, a guidare il nostro modo di vivere.

Perché allora non optare per un sano volontariato, senza affitti di sorta? Ben vengano, come accade da sempre, le generose elargizioni di chi mette a disposizione un poco dei suoi risparmi per i più deboli, animali compresi.

Ma spesso il denaro è legato al "prendere", al senso del "mio". Io ci metto i soldi, dunque quel cane è mio. Io io io io…Mio mio mio mio.

E’ un’idea fantastica per chi non può permettersi un cane a tempo pieno, incalzano gli amorosi gestori della Flex.

E che diamine, se uno può permettersi un cane, se lo permette. Se non può, non può.

Preferisco quei volontari silenziosi che passano ore nei canili, fra cacche, disagi e malattie, a  questi lustri e allegri "affittuari" che in cambio del loro denaro si portano a spasso il cagnolino di turno. Magari tutto leccato, con il fiocchetto rosso al collo.  

Sporcarsi le mani senza il senso del "mio" è un’altra faccenda. Forse un po’ più generosa. Forse generosa davvero.