Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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YES WE SCAN

 

 

Le polemiche sull’introduzione negli aereoporti  degli scanner per rivoltare come calzini i viaggiatori mi lasciano piuttosto perplessa. Tutti le apologie della privacy vanno a farsi friggere davanti all’ipotesi di diventare tante polpettine celesti (e allora sì che dal cielo…piovono davvero polpette, alla faccia delle animazioni recenti!!), e questa è una considerazione – mi pare – ovvia.

Ma quello che mi fa pensare di più è questa strenua difesa di una privacy ormai inesistente. Di noi sanno tutto, siamo un insieme di numeri e pin (carte di credito, bancomat, numeri assicurativi, passord e id vari sul web, conti domestici e professionali, patenti, passaporti, targhe di macchine e moto e via dicendo, cellulari,) aumentati in modo esponenziali con l’avvento del web.

Insomma, il Grande Fratello ci osserva da tempo. E noi, invece, a guardare come imbecilli il Lunedì sera della Marcuzzi. A pensare, come furbi presunti, che siamo noi a frugare nelle vite degli altri, a "scannerizzarne" emozioni e comportamenti, tette e tartarughe.

E poi Facebook, le webcam, e tutti gli altri strumentini virtuali da buco della serratura…

Chi più ne  più ne metta; la privacy è perduta da tempo.

Dal tempo dei pudori, della bellezza del nascondere e svelare pian piano, dalla gioia di un clima intimo, non urlato o narcisisticamente sbandierato nel reality televisivo di turno; dal tempo della dignità e della nobilità d’animo, del piacere di essere anonimi, liberamente anonimi perché l’essenza conta più dell’apparenza, dal tempo dell’essere che prcedeva quello dell’immagine, dal tempo ormai lontano che non è più.

Oggi NON vogliamo la privacy se non quando ci fa comodo sul serio.

E, soprattutto, non pensiamo al controllo pervasivo che ci domina tutti, governano ogni azione che crediamo "solitaria" o clandestina.

Non possiamo nemmeno spostarci con la macchina o il telefono cellulare senza che qualcuno, nell’etere, sappia estattamente dove ci troviamo.

Bella privacy.

Perché gridare allo scandalo, allora?  Perché tanto rumore per uno scanner che, tutt’al più, ci protegge?

Certo, saremo visti come mamma ci ha fatti (anche se le immagini sono saranno volutamente nitidissime). O come…non ci ha fatti. Immagino sfilate di siliconi, tiraggi facciali, inserti posticci sparsi tra deretani e davanzali…Ecco, tutt’al più lo scanner dovrà controllare che dentro gli innesti non ci sia tritolo al posto del silicone.

O forse, temiamo che le nostre tettine calanti o i pisellini stile "moscio-vileda" vengano illuminati per un secondo, mostrando le nostre fragilità estetiche.

Siamo così vulnerabili? Francamente, guardandomi intorno nella società, guardando ovunque, dai giornali al web alla televisione, passando per locali, serate e spiagge marittime, non pare proprio.

Preferisco la sicurezza.

E preferisco la consapevolezza che la privacy che a tratti difendiamo così strenuamente…ci è stata tolta da molto tempo.

E se farsi scannerizzare è proprio un problema…esiste sempre la foglia di fico.

La famosa foglia di fico.