Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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IL PROFUMO DEL LIMONE

Pensavo, oggi, a un limone. A un limone specifico, che annusai, qualche anno fa, nella cucina della mia vecchia casa. Quel limone lì, e nessun altro. Aveva il profumo più buono che abbia mia sentito in un limone, la fragranza agrumata ineffabile, la quintessenza della “limonitudine”, direi.
Ma lui non era un limone speciale. Ero io, a essere diversa. Già, perchè “c’ero”. Ero lì, e non altrove. Completamente immersa in quel profumo. Così penetrante e allo stesso tempo sottile, delicato e forte al contempo.
Quel momento si è impresso nella mia memoria per la sua forza, per la sua singolare “presenza”. Da allora ho annusato molti altri limoni, eppure nessuno, nessuno di loro è mai stato paragonabile a quello. Quello era “il” limone. Nel senso che in quel momento avevo colto, per ventura, un istante sottile in cui la realtà vive per quello che è, semplicemente, senza nulla aggiungere o nulla togliere. Le volte successive, alla ricerca di quel momento, ho proiettato l’attesa sul limone, ne ho enfatizzato volutamente l’aroma, insomma ho bluffato, come sempre, o quasi, facciamo nella vita.
E allora non mi resta che ricordare, con dolce malinconia, l’essenza di quell’istante.
La vita è una successione di attimi magici, come quello. Ma non riusciamo a esserci.
Per me quel limone è diventato un po’ come la madeleine: quando ci penso, la memoria apre le porte di uno spazio in cui il tempo si fa vertigine, e suona una partitura dell’anima. E’ diverso da quell’istante, dal momento “del limone”, da quando ero completamente calata nella Realtà, ma è fatto della sua stessa sostanza.
Siamo fatti di piccole cose, per tornare al post precedente. Quando le viviamo è meraviglioso. E, ancora più bello anche se malinconico, è non poterci tornare con la memoria, che apre altri spazi e altre porte. Ma l’istante, l’istante “vero”, non si ripeterà mai. Per fortuna.