Chi mi conosce sa bene che sono un po’ squilibrata. E che sono estrema, estremissima.
Così, dopo mesi di inattività scribacchina (causa migrazioni lavorative) non solo ho deciso di resuscitare l’ormai orfana Silmarillon, ma anche di creare una seconda rivista, La stanza di Virginia.
Questo, il Manifesto:
La Stanza di Virginia è un luogo di incontro al femminile. Femminile, non femminista. Nessun “ista”, nessun “ismo”, nessun pregiudizio. Essere liberi, oggi, a volte sembra una conquista impossibile. Specie per le donne, afflitte dalle veline, dai Bunga Bunga, da atteggiamenti mediatici che le riducono a merce estetica.
Virginia Woolf ci ha insegnato che basta avere una stanza tutta per sé per vivere il processo creativo che si fa pensiero, parola e carne. Questa è la nostra stanza, una stanza per raccogliere idee, riflettere, scrivere, raccontare il mondo. Bisogna restituire dignità al femminile e non solo: intorno a noi, l’atteggiamento superficiale, qualunquista, frenetico di un mondo che sembra sempre più accartocciarsi su se stesso va combattuto con la cultura. Che non è esibizione di nozionismi, la reale coscienza che allarga il pensiero. Virginia, in questo, ci è stata maestra.
La nostra stanza sarà una redazione vera e propria, in cui confluiranno idee per articoli, raccontil inchieste, poesie, video. E rubriche varie. Una stanza accogliente, per tutte quelle viaggiatrici instancabili capaci di esplorare il mondo, sia in moto che ferme. Perchè la vera essenza delle cose è molto più vicina di quanto pensiamo: sta in bilico tra la mente e il cuore.
Per ora è una pagina pubblica su Facebook (la stanza di Virginia) ma si sta preparando a diventare rivista.
Sopravviverò? Non lo so, non so se sono pazza, masochista, o semplicemente innamorata della “ricerca”.
Per ora è una sfida, una pazza idea. Ma, temo, molto vicina a concretizzarsi…