Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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IPOCRISIE NATALIZIE

 

Bip. hai un messaggio sul tuo cellulare.

Tanti auguri!! Maria”
“Ciao Maria che piacere sentirti! Ci vediamo presto? E’ una vita che non facciamo una cenetta insieme”
Silenzio.

“Oi auguroniiii!”
“Ciao Letizia, anche a te! Piuttosto vediamoci no? Sarebbe bello!”
Silenzio

“Un sentito augurio da Carolina e famiglia”
“Carolina auguri. Mi mancano le nostre serate. facciamo qualcosa per vederci dal vivo?”
Silenzio

“Felice natale e anno nuovo, di cuore”
“Marco! Come stai?”
Silenzio.

nda: i nomi di fantasia proteggono l’anonimato degli “auguranti”

Una delle cose che detesto di più, nel periodo festivo, sono i cosiddetti “auguri”. La metà di questi (a essere generosi) sono dettati da manierismi d’epoca (in cui l’epoca sono, appunto, le festività) che nascono e muoiono nello spazio di un messaggino infilato lì, fra un regalo e una cena, per sentirsi “a posto”.

I più “ficaccioni” non usano il famoso invio a più destinatari ma personalizzano l’augurio mettendoci il tuo nome. Fantastico. Peccato però che rimanga il vuoto formale, la banalità di una forma priva di  contenuto.
Magari sarebbe meglio piantarla con questo valzer che intasa cellulari e email.
Personalmente, preferisco le cose “vere”.
Lo sa bene chi mi ha letto nelle mie malinconie sulle identità virtuali dei blog o di certe facilonerie chattatorie di facebook, in cui gente che ti scrive regolarmente e sbandiera una magnifica disinvoltura e confidenza…quando ti incontra ti saluta a malapena.
Bah.
Gli auguri formali rientrano un po’ in quest’area, ne rappresentano i parenti stretti.
E se la smettessimo di far finta e fossimo come siamo davvero?
Faccio gli auguri a una persona ma poi me ne frego per tutto l’anno: ha davvero senso?? Forse è talmente occulto da richiamare intuiti sublimi, estranei al mio.
Non so, a me le forme senza sostanza hanno sempre dato fastidio. Oggi, poi, le tecnologie ne aiutano l’invasione. Basta un click e parte un augurio. Bip. Bip. Biiip.

Ma accadono anche cose speciali. Ho  ricevuto una cartolina vecchia maniera dalla mia amica Manuela, che vive a Milano e che purtroppo vedo raramente, come accade quando due vite prendono strade fra loro molto lontane che però non cancellano un affetto autentico, sottratto alle geografie del tempo e dello spazio. Bene, Manuela ha scritto a penna, di suo pugno, un delizioso messaggino davvero sincero, e ha incollato una foto della sua bambina nella cartolina di auguri. Pii è uscita di casa, ha comprato un francobollo e l’ha spedita usando la vecchia posta. Niente email, sms, mms, facebook e cugini.
Mi sono commossa. Ecco, in questo caso, allora, gli auguri diventano un modo per “esserci” davvero, fioriscono dal cuore, hanno un senso e una ragione.Tutto il resto – scusate -….è noia.