Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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La memoria storica

 

In occasione dell’anniversario della bomba di Hiroshima Rutelli, come tutti i politici di ogni "marca",  oggi fa il solito appello alla memoria storica. Già, ma serve davvero quel "per non dimenticare" ripetuto, in pratica ogni giorno, davanti alle tante, troppe tragedie passate e presenti? Non sarà mica che queste parole sono ormai vuote di significato? Non sarà che sono diventate una forma priva di contenuto? La memoria storica. Per non dimenticare. Titoli di coda che scorrono ovunque, nei telegiornali, nelle trasmissioni televisive, nel congedo di ogni articolo scritto. Già, ma il film…è sempre quello. In pratica, la memoria storica non serve a una mazza. Triste dirlo, ma se servisse davvero non staremmo a ripetere sempre la stessa…storia, appunto.  Visitare puntualmente le tombe, con la stessa regolarità di un esattore fiscale,  disseppellire metaforicamente i cadaveri davanti a ogni anniversario, ricorrenza, fatto storico di ieri e oggi NON aiuta a scongiurare nuove violenze e nuove guerre. Mi avventuro in un terreno minato, lo so (tanto le mine fanno parte di questo discorso) però va detto, va detto che queste parole non sono semi gettati, destinati a radicarsi nelle coscienze, scuotendole. Somigliano di più a un mangiadischi (lo ricordate?) con un quarantacinque giri incantato.  Girano a vuoto ma "fanno bello" chi le pronuncia. Tanto davanti alla guerra e alla violenza l’uomo mantiene la stessa coscienza di un radicchio. O meglio, non aiuta assolutamente, la consapevolezza del passato, a non ripetere nuove violenze. Sarà nella sua natura, o sarà invece perché è un  asino, perché è di coccio, o sarà perché è uno…smemorato di Collegno, ma questa retorica della memoria storica è inutile come un bagno dopo una doccia. A  volte poi assume toni irritanti. Sembra un pourparler. Anzi, è un pourparler. Sappiamo tutto, ma proprio tutto, degli orrori che hanno viaggiato sulle latitudini e le longitudini di tutto il pianeta. Questo ha spostato qualcosa? Facile poi per TUTTI i politici parlare in giacca e cravatta e fare appello a ‘sta famosa memoria (ma quanti bites contiene? altro che scheda Sim supernuova…). Forse la coscienza storica aiuterebbe di più, e non è mica detto che la memoria coincida sempre con la coscienza. E neanche con …la storia. "So" un evento. E che cambia? Un’emerita mazza, di nuovo. "Entro" in quell’evento, lo faccio mio, ne ascolto ogni valenza e forse, allora, ma solo forse, senza garanzia di riuscita, accedo a qualche livello diverso di comprensione. Però basta, per favore, con la retorica delle memorie storiche di tutto il mondo. Recitata sempre nello stesso modo, con la stessa enfasi, la stessa forma esteriore, gli stessi discorsi. Pensiamo a migliorare noi stessi, se ci riusciamo. Così forse cambieremo un poc o anche il mondo. Borges scrisse in  una poesia bellissima: "Ho spostato un granello di sabbia, e ho modificato il Sahara". Ecco, altro che le parole politiche sulla memoria storica. C’è di che meditare per decenni. Certo, conoscere la storia è importante perché ci aiuta a capire il succedersi di fatti (e di equivoci, soprattutto) nel mondo, ma come anche Terzani (oddio lo cito di nuovo, sarò diventata…terzianista??) aveva capito le vere ragioni motrici stanno altrove. Memoria storica. Per non dimenticare. Titoli di coda. Fine. Pausa. Ricomincia lo stesso film. Pausa. Di nuovo lo stesso film.