Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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POST DI FERRAGOSTO

 

Ero tentata di infilare il post senza scrivere nulla, e ci ho anche provato, ma  è comparso un box che in pratica mi ha dato della cretina dicendo che il post era vuoto…

Uffa, non è libertà. Ho pensato di fregarlo inserendo dei puntini di sospensione, la mia silenziosa protesta verso i ferragosti del mondo, e stava funzionado, ma poi mi è venuta voglia di fare una piccola, nanoscopica riflessione:

ma perché a ferragosto dobbiamo mangiare i meloni in spiaggia premuti come sardine, tirarci i gavettoni sulla riva, tuffarci dal pedalò rischiando di fratturare il collo del nostro vicino? (versione da spiaggia)

ma perché a ferragosto dobbiamo andare all’arrembaggio di campagne e montagne, fare ore di coda per un pic nic sul praticello, intubarci nelle autostrade attaccati alle nostre macchine come fossero polmoni artificiali? perché per una gita fuori porta non basta uscire dal condominio ma bisogna invece recarsi nei luoghi "ufficiali" del ferragosto?(versione colline e dintorni)

Insomma, quanto lavoro per…non lavorare. Che traffico di cucine, prepara-pranzoni-o-panini, che organizzazione aziendale nel gestire le risorse umane nel loro giorno di liberazione, nel controllare e organizzare tutto quel traffico, quel can can che si spegne solo di sera, a luci finalmente spente, quando si torna dalla gitarella marina o campestre, e tutti stanchi, e felici, non si pensa che questo giorno è forse il più faticoso (insieme al 31 dicembre) di tutto l’anno…

Il Ferragosto anarchico è realtà di pochi. Appartiene, forse, a quelli che vogliono riposarsi davvero. Magari con un bel libro o una chiacchiera in libertà insieme a un amico, lontani dalle tarantelle umane, ai miscugli di carne e sudore, alla fatica di divertirsi a tutti i costi lavorando per non lavorare.

Buon Ferragosto, comunque…