Etty Hillesum
Molte persone sono troppo ristrette, troppo chiuse nelle loro idee e così, educando i figli, li legano a loro volta.
Da noi era sempre il contrario.
Mi sembra che i miei genitori siano stati sempre più sopraffatti dall’infinita complicazione di questa vita, e che non siano mai stati in grado di fare una scelta.
Hanno lasciato troppa libertà di movimento ai loro figli, non potevano offrirci nessun punto d’appoggio, dato che non ne avevano mai trovato uno per sé; e non potevano contribuire alla nostra formazione perché non si erano mai trovati una forma.
Capisco sempre meglio il nostro compito: è quello di permettere ai nostri poveri talenti, dispersi senza forma e riposo, di crescere, di maturare, e di trovare la loro forma in noi.
Per reazione alla loro mancanza di forma, assenza di vera generosità, disordine e insicurezza – cattiva amministrazione, per così dire, e forse talvolta, anche se non ultimamente, aspirazione spasmodica verso unità, inquadramento, sistema.
Ma l’unica vera unità è quella che contiene tutte le contraddizioni e i momenti irrazionali: altrimenti finisce per essere di nuovo un legame spasmodico che fa violenza alla vita.
(Etty Hillesum, Diari, Adelphi)
Ho spesso letto e riletto, negli ultimi dieci anni, questa bellissima pagina di Etty Hillesum.
La trovo di un’intensità che ogni volta mi turba, mi commuove.
Etty è morta ad Auschwitz a trent’anni, eppure nei suoi scritti vibra una dilatazione della sensibilità che incrocia con felice movimento un passo intellettuale maturo, diretto verso vette del pensiero che i più fra noi non raggiungono mai.
In una pagina, una sola pagina, ci regala una lezione di umanità di cui dovremmo fare tesoro, come figli.
Chi di noi è diventato genitore a sua volta, non può fare a meno di notare l’assunto tremendo, consapevole ma mai affetto da livore, da cui parte Etty: inutile pretendere "una forma" da chi non ce l’ha.
E tuttavia non è educando successivamente i propri figli secondo schemi troppo rigidi, risultato di un’azione reattiva, contrapposta all’anarchia priva di forma, che si scansa il fardello dell’assenza.
Solo nella compassione, nella carità, si trova un approdo che è anche una nuova partenza.
Perché "ogni legame spasmodico è una violenza alla vita". A questa violenza, purtroppo, ci siamo abituati. Tutti.