C’era, nel mondo, un disegno misterioso che si intrecciava alle sue tristezze, districandone i nodi.
Succedeva sempre all’improvviso, così, per ventura. E lei galleggiava sui mari della gratitudine, rapita da quegli angeli arcani che si manifestavano nei percorsi delle foglie tingendole di segni dorati, come un’alba che addormenta le stelle chiudendone gli occhi uno a uno.
Il riverbero di un’emozione si affacciava allora fra quelle foglie. Il bosco diventava cattedrale di suoni, odori, sottili sapori.
Quali magiche mani sigillavano quei disegni in cui fioriva – improvviso – lo stupore.
Erano le stesse invisibili mani dalle dita affusolate che la notte, quando era bambina, le sfioravano il viso con la dolcezza di una preghiera di madre?
Era cresciuta, adesso. Ma aveva nostalgia di quei labirinti infiniti in cui sapeva infilarsi, allora. Come Alice, quando era bambina trovava il suo albero dove il Bianconiglio veniva a prenderla.
Eccolo, il Bianconiglio, correre di nuovo nella sua vita di adulta ogni volta che gli occhi inciampavano in uno di quegli arcani disegni.
Potevano essere ovunque. Nell’orlo delle nuvole. Nelle brezze che soffiavano la sabbia spostando i confini delle sue colline. Nell’edera silenziosa nascosta nel manto di una radura.
Nella custodia color rubino nella quale trovava riparo un corpicino di coccinella.
Uno di quei disegni, una volta, fu tessuto da mani impreviste. Erano quelle di una bambina che si voltò verso di lei, all’improvviso, mentre la madre che la teneva in braccio infilava le chiavi nel portone di casa, dandole le spalle.
La bambina la fissò aggrottando le sopracciglia. Poi spalancò la bocca in un sorriso enorme che inghiottì tutto il mondo. E lei, lei in quel sorriso scomparve.
(Aurora Semente, Dove tace il tempo)
Ognuno di noi può incontrare questi disegni. Sono eventi magici che ci ricordano la fragilità delle nostre malinconie. Ma anche quella di ogni gioia, di ogni certezza, di ogni pensiero fisso.
Se tutto cambia, quei disegni rimangono invece fissati per sempre nelle nostre memorie.
E, certo, la natura ne conosce i sigilli. Non a caso quando siamo tristi cerchiamo quelle mappe, sapendo di trovarle nei boschi, nei mari, nelle colline.
La natura conosce segreti a cui l’uomo non si avvicnierà mai. Sarà sempre lì, fermo sul limitare. Magari avrà anche le chiavi di quella porta. Aprirla, però, è un’altra storia.
Bisogna credere nel Bianconiglio.