Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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AMORE E VIGILANZA

 

 

La storia di Eros e Psiche si ripete, da sempre, ogni giorno. Fa parte di quegli archetipi che ci incontrano nell’aurora dei nostri giorni, e ci accompagnano, instancabili, fino al nostro tramonto, fino al giorno in cui il destino spegnerà l’ultima stella.

E spesso noi, come Psiche, avventati ci gettiamo sull’amore prima ancora di poterne scrutare il volto segreto. La paura che ciò che afferriamo ci sfugga rende il nostro sguardo ardito, insistente e goffo, come mani di adolescenti impegnate nella prima carezza.

L’amore è il più bello dei mari da navigare, in questo nostro viaggio terreno. Eros ne sostiene le ali che, come vela gonfiata dal vento, scivolano via silenziose. Eppure quante cadute. E quanti rimorsi. E rimpianti. E nostalgie.

Potremmo essere più saggi. Ma come Psiche avanziamo in fretta, troppo in fretta, bruciando con l’olio dell’imprudenza il volto amato che si ritira, e sfugge per essere conosciuto in silenzio.

Tenere senza trattenere è difficile. Ecco perché i corpi degli amanti finiscono per fare la guerra, gemendo, rantolando, inseguendo il flusso rapace della carne e del sangue. Eppure Eros è anche delicatezza, carezza soave che si fa trasparenza, immobile pietra di volta nell’arco che ci sostiene.

La storia di Eros e Psiche racconta agli amanti della difficoltà di conoscere davvero l’Amore.

E poi che amiamo dell’altro? Cosa rende fragili i nostri confini trascinandoci nel lago in cui annegheremo?

Perché non c’è amore senza tempesta. Senza un postumo dolore randagio a mietere sofferenza là dove c’erano gioia e calore.

E le ossa di squassano, e il vento del dolore sbatte via i remi alla barca che si inabissa in mezzo ai flutti.

Ma ognuno di noi, guardando indietro, sa che ne è valsa la pena.

Anche se è stato stupido e ingenuo come Psiche, e se a differenza di lei non ha avuto la forza per iniziare il suo viaggio verso la conoscenza di quell’amore.

Forse non siamo mai pronti davvero, per amare. Forse siamo sempre in ritardo di quell’attimo che sospende lo scorrere del tempo aprendo lo squarcio al mistero dell’altro che è noi. Approdiamo invece alle bellezze e alle meraviglie, questo sì, spasimando subito perché siano eterne. E finiamo per credere all’immobilità della memoria che lesta lavora per imbalsamare ogni cosa in un’ illusione d’ amore che non coincide mai, in realtà, con la sua vera essenza.

Se volessimo conoscere davvero, come Psiche dovremmo fare un viaggio ignoto, lungo e tortuoso. Da non confondere mai con le pene amorose che interrompono i lieti giorni.

Si tratta di un altro viaggio. Ma a noi basta già la sofferenza che patiamo quando naufraga un amore. E anche questo è comunque un viaggio difficile da affrontare.

Vorremmo non partire mai. Ma sempre, invece, dobbiamo andare…