Del Movimento 5 stelle si parla molto, ma è bene sugli unici punti in cui è davvero attaccabile, in cui mostra tutta la sua debolezza.
Li riassumiamo, per comodità.
Un movimento che ha come unico luogo deputato un blog di proprietà privata non è democratico. La democrazia prevede il dibattito, il confronto, la sintesi di risultati nati dalle discussioni. Ma né il blog, né il logo, entrambi di proprietà di Beppe Grillo, aderiscono ai fondamenti di un partito che si proclama democratico e soprattutto “nato dal basso”. Ma quale basso? Il “basso” esiste a livello territoriale, locale, ma la politica nazionale desta ben altri…pruriti. Ed è lì che il Movimento rivela le sue falle maggiori.
Il famoso portale per la democrazia diretta, promesso dal 2009, non è ancora arrivato. Possibile? Ma decidere in due è più semplice che decidere in ventimila. E qui né Grillo né Casaleggio dimostrano buone intenzioni. Strano, poi, che un partito che inneggia agli open source, al free web e affini sia così dispotico e blindato proprio nel suo nucleo essenziale: i sistemi di voto e partecipazione diretta degli attivisti. Non si crederà alla favola delle parlamentarie, così come si sono svolte? Un pugno di utenti e un pugno di voti non certificati da terzi.
Chi ha controllato? Manipolare, sul web, è molto semplice. Lo sa bene Casaleggio, con i suoi influencer e con i fake.
Dunque meglio calare dall’alto una piattaforma DOC, ovvero a Direzione Ovviamente Controllata. Ed è quello che arriverà.
I soldi. Se si pretende la trasparenza, bisogna anche essere i primi a mostrarsi inappuntabili. Quali sono gli introiti del blog? E’ con quei soldi che si autofinanzia il partito? sappiamo bene che girare con i camper a suon di pane e mortadella non basta… ed è qualcosa che sa di radical chic e soprattutto di finto.
Il giorno in cui tutti potremo conoscere le cifre della trasparenza, allora forse il Movimento avrà fatto un passo avanti.
Ma Casaleggio, se vuole uscire dal conflitto di interessi che somiglia tanto a quello di Berlusconi, con il quale condivide una massa di gente in mano a uno (due, qui) leader carismatico, deve chiudere la sua azienda. Punto e basta.
E piantarla di usare il sito di Beppe Grillo trasferendoci tutto. Anche le attività del parlamento, ovviamente sono lì. E ogni clic sul sito sono soldi, indicizzazioni, fama e potere.
Casaleggio vuole fare politica, come ha mostrato già dal 2004 candidandosi con un successo condominiale? Bene, lo faccia. Lo sta già facendo. Ma non mescoli interessi pubblici e privati. Per 20 anni abbiamo già subito un manager che voleva fare la (falsa) rivoluzione. Ora basta.
La frode. Possibile che nessuno degli attivisti si sia insospettito quando Casaleggio al Corriere ha dichiarato di essere il co-fondatore del Movimento? Per anni hanno creduto fosse “un semplice tecnico” (parole loro, non mie). Beh, qualcosa non va.
Anche per quello che riguarda i post. Che sono stati spacciati per post di Beppe Grillo. Solo i più accorti si erano resi conto già da qualche anno che quello stile, e alcune raffinatezze, non erano di Grillo. E a me, personalmente, non piace questo “Vangelo apocrifo” (lo chiamo Vangelo non a caso, dato che loro, nei social, esortano a “spargere il Verbo”). I post sono di Casaleggio. Il Richelieu che dietro le quinte si muove davvero come un cardinale.
L’illusione della democrazia diretta.
La democrazia diretta propinata agli attivisti è un bel concetto, una bella idea, ma lo sappiamo, come lo sapeva Platone, che a noi, che viviamo nel mondo della Carverna, arriva solo il riflesso distorto e illusorio di quell'idea.
Perché è un’idea realizzabile su scala nazionale. Per molti motivi. La contrapposizione creata tra democrazia diretta e rappresentativa è funzionale all’abbattimento di ogni mediazione, che serve a decidere, utile per fare e disfare a proprio piacimento dando alla massa l’illusione di una effettiva partecipazione. Che a livello locale è importante, ma su scala nazionale rischia di essere un pugno di mosche. E lo sa bene Casaleggio, uomo di marketing e, soprattutto, manager con lunga esperienza aziendale.
Ma veramente crediamo che i cittadini passeranno ogni giorno a discutere di decreti leggi e faccende internazionali orientando il parlamento, il governo?
La vera soluzione sarebbe un mix: una democrazia diretta che realizza uno stretto ed effettivo controllo sui rappresentati eletti direttamente, suscettibili di ricambio in caso di provate inadempienze e disonestà (una chimera, ancora oggi).
Tuttavia l’alta partecipazione dei cittadini comporta una cosa che il Movimento 5 stelle si è ben guardato dal fare: la formazione.
Al di là dei tavoli locali di discussione, mancano, sono mancate e mancheranno proposte formative per attivisti e cittadini.
Non si può parlare di democrazia diretta senza formare le persone sulle questioni importanti.
Che non solo politiche. Del resto, Grillo è il primo a mancare di questa formazione. Divide il mondo in bianco e nero (lui è il bianco, ovviamente) proiettando anche rabbie personali (non mi si venga a dire quanta gente andava ai suoi spettacoli: l’ego narcisista vuole ben altro, in fondo anche le televisioni e i giornali di Berlusconi andavano benissimo… ma lui è sceso in campo comunque, guarda un po'). Il suo ingiusto allontanamento dalla Rai ha creato comunque una V (for Vendetta) che finalmente vede la possibilità di placarsi. E non è consapevole (o se ne frega, ma io opto per la beata ignoranza, in questo caso) dell’influenza di un leader/padre (ogni leader diventa un padre, con tutti i fantasmi e le proiezioni annesse) sugli elettori/figli che impareranno, così:
il non confronto
la denigrazione del “nemico” e la sua non legittimazione all’esistenza
la non tolleranza verso un pensiero diverso
l’uso della volgarità come norma
l’aggressione come unico mezzo di relazione con gli altri
Bella responsabilità. Se Berlusconi ha generato una massa di amebe, Grillo rischia di opprimerci con un esercito di piccoli Stalin. Non so, ma anche il quel “cittadino” al posto di “onorevole” sento echi stalinisti. Non è un cittadino o un compagno che fa la differenza. Anzi, ho sempre paura di quel “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
In fondo, perché non lasciare “onorevole” assumendosi l’onere…di esserlo sul serio?
Sicuramente grillo e Casaleggio sanno come cavalcare le masse. E scendere in piazza. Peccato però che spesso inneggino alle agorà greche dimenticandosi la grande lezione di civiltà che ci hanno impartito. Lì si discuteva, nel rispetto di un confronto democratico….Qui si impone, si urla davanti a una folla di “adepti” per poi sottrarsi a ogni dibattito e confronto (mandando altri, a pugni chiusi, che manifestano la stessa arroganza). Il pensiero diverso viene bandito.
L’intelligenza collettiva della Rete. Si sente sempre più parlare di intelligenza collettiva della Rete. Come se fosse un ente a sé stante, un Golem che vive di vita propria. Invece è una semplice somma. Se ho tanti deficienti, avrò una deficienza moltiplicata. Borges scriveva “Temo due cose, gli specchi e la copula, perché moltiplicano l’uomo”. Beh, in questo senso, io temo anche la Rete. Specialmente osservando i commenti dell’utente medio, da facebook a twitter, dalle faccende culturali a quelle politiche.
Dunque la somma funziona se i singoli hanno maturato davvero una coscienza, cosa sulla quale bisogna ancora lavorare, mi pare.
La Rete, per Casaleggio, è una nuova Religione. Diffidate sempre di chi vede solo le luci, e ignora le ombre. Vanno di pari passo.
Ora, i due sono comunque bravissimi. Anche nella scelta del logo, con il famoso richiamo a V for Vendetta.
Ma di Anonymous c’è poco o nulla, i quanto qui si tratta di un’organizzazione verticistica, blindata, chiusa a ogni dissenso interno ed esterno.
Insomma, io diffido del nuovo Verbo di Grillo. Che tanto nuovo, a parte i mezzi usati, non è.