Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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IL VAGABONDO DELLE STELLE

 

 

Nella definizione inventata da un bambino, secondo cui la memoria è quella cosa con cui si dimentica, c’è un quid in più di quel granello di verità che s’annida anche nelle cose sbagliate. Se riuscire a dimenticare è segno di sanità mentale, il ricordare senza posa è segno di ossessione e follia

(Jack London, Il vagabondo delle stelle)

 

Il vagabondo delle stelle sta sequestrando il mio tempo libero. Lo fa come tutti i libri che ci seducono, silenziosi ma ostinati compagni dei nostri giorni.

Darrel Standing, prigioniero prossimo all’impiccagione, viene costretto – per punizione – a ripetute torture con la camicia di forza. E lui, lui impara a lasciare il suo corpo aggirandosi fra le stelle in cerca delle sue vite precedenti.

Tramite una piccola "morte" la coscienza si dilata approdando in luoghi lontani nello spazio e nel tempo.

Il talento narrativo di Jack London, maestro indiscusso, crea percorsi magici in epoche storiche molto diverse fra loro, in cui l’Io del protagonista si frammenta in molteplici personalità che tuttavia appartengono alla medesima fonte.

Romanzo affascinante, bizzarro, ormeggiato sulla finzione letteraria che però attinge alla filosofia, Il vagabondo delle stelle esplora il mistero della reincarnazione, delle vite che forse attraversiamo nell’illusione della materia – come scrive London nel libro – che ci inganna con le sue periture forme distraendoci dal fuoco vitale che anima la nostra eternità.

Certo è che il viaggio del protagonista, in cerca di sé stesso nell’universo, è lo stesso viaggio che gli esploratori dell’anima amerebbero fare.