Quando ci alzammo, ci risistemammo i vestiti e Paolo stirava con le mani le pieghe del copriletto perché non si vedesse che ci eravamo coricati. Poi riaprì la porta e fu come se niente fosse stato, eravamo di nuovo due ragazzi innocenti che sentono musica e chiacchierano del più e del meno. Pensai quanto l’innocenza e il peccato siano vicini, quasi indistinguibili se solo un giro di chiave li divide.
(Paola Mastrocola, Più lontana della luna)
Leggendo il libro gli occhi hanno indugiato su questo brano, sono tornati indietro più volte. E sì, perché c’è una profondità assai stimolante in questa immagine.
L’innocenza e il peccato sono vicini, vicinissimi. Divisi solo da "un giro di chiave", da una prospettiva modificata da elementi a volte infinitesimali, come la grandezza del buco di una serratura.
Come accade con i bambini, che all’improvviso smettono le ali d’aneglo (asessuate, ovviamente) per farsi attraversare da un fulmineo moto di malizia, repentino ma accessibile.
Ricordo, a questo proposito, l’immagine di una bimbetta che camminava davanti a me sulla riva del mare. Sarà accaduto diversi anni fa, ma la ricordo benissimo.
Stavo avanzando, lei mi guardò con occhi sornioni, strizzati per il sole troppo invadente. Poi mi tagliò la strada intrufolandosi nello spazio per camminarmi davanti.
Era piccolina, magra. Avrà avuto cinque, sei anni. Sui capelli biondi portava un bel nastro. Il costumino rosa, con le frappe intorno alla vita, le finiva dentro il culetto.
All’improvviso, la bambina dal volto d’angelo mi sembrò una esperta Lolita. Camminava sculettando, con un’andatura in qualche modo consapevole della malizia, della seduzione che emanava il suo corpo ancora acerbo.
Si infilò gli occhiali da sole dimenandosi ancora di più. Ondulava con voluttà, come una cortigiana in miniatura.
Ho pensato a Freud, a cosa scriveva – scomodando il lindore del pensiero borghese - dei bambini che hanno una sessualità precisa, definita. Che non sono solo i "figli del cielo" che amiamo vedere. Sono anche attraversati da Eros, che con il suo fuoco incendia pensieri ancora non coscienti, guida posture accattivanti, attira verso il mondo magmatico degli adulti in cui scorrono fluidi e misteri assorbiti dalla precocità.
Già, basta un giro di chiave. Basta il perimetro di una serratura.
La vita, la vita è anche un arcano gioco di sottili ambivalenze.