Molto ho veduto, ma ancor piu’ ho riflettuto: il mondo si svela sempre più, e anche quello che sapevo da tempo, soltanto adesso diviene realmente mio. Quale creatura è l’uomo! Impara presto a sapere, ma tardi a mettere in pratica.
(J.W.Goethe, Viaggio in Italia)
Ho sempre pensato che l’universo tesse per noi un disegno speciale. Unico, irripetibile. Ma spesso non ne intuiamo la trama che dopo, quando è troppo tardi. Troppo tardi per rimediare, per cucire gli strappi, per sanare le bruciature dell’anima.
E vorremmo averlo girato prima, questo tappeto che invece è rimasto sempre a rovescio, mostrando un’accozzaglia di fili avvolti fra loro, apparentemente senza senso né direzione. E invece c’è sempre un orientamento, un percorso preciso. Ma noi procediamo a tentoni, come quando giocavamo, da piccoli, inventandoci la caccia al tesoro.
Esploriamo qua e là, scambiando ombre fugaci per orme, dettagli per indizi sapienti, e perfino amori per calessi, come direbbe Troisi.
Brancoliamo nella convinzione di aver catturato il disegno. Lo incorniciamo, lo appendiamo sulla nostra parete preferita, accendiamo una candelina immaginaria per scongiurare sciagure che ne rovinino linee e colori.
Salvo poi all’improvviso notare che stringevamo solo una macchia, non un disegno.
Oppure a volte siamo convinti di non seguire nessun percorso, nessun tracciato. E invece il disegno c’è, per ognuno di noi. Sta lì, con la sua trama arcana che solo il cuore può indovinare.
La vita è disseminata di indizi. Sono come cartelli stradali che ci invitano a svoltare a destra oppure a sinistra. Il problema è che i” segni” sono birichini: ciò che ci sembra giusto oggi si rivela domani sbagliato, ciò che ci rende felici ci farà soffrire, ciò che crediamo nero è invece bianco…
Insomma, il rovescio del tappeto non aiuta certo a vedere la trama. Ma lei esiste, al di là delle nostre miopie, dei nostri quotidiani guazzabugli, delle nostre inversioni di marcia.
E noi scivoliamo, pesanti o leggeri, su quella trama, spesso inconsapevoli degli eventi.
Eppure più avanti, guardando indietro, troviamo i pezzi. Sono come i tasselli di un mosaico che all’improvviso smettono di rappresentare dettagli incomprensibili e magicamente ricompongono una forma e un significato. Forma e significato della nostra vita.
Fortunato chi riconosce il pezzo che ha in mano mentre lo sta combinando con gli altri. Il saggio riesce a girare in tempo il tappeto per scrutare il disegno.
Ma quanto è difficile. Perché lui è un po’ come i mondi invisibili, sta “al di là” delle nostre rappresentazioni logico-razionali, delle nostre pretese di trovare assetti e giustificazioni per disegnare ciò che ci piace e non ciò che realmente qualcosa è.
E così facciamo pastrocchi. Ma per quanto pasticciamo il disegno non ci molla mai.
Solo, ci metteremo più tempo a capire. E a soffrire.
Perché nulla è più crudele del rimorso, nulla taglia le ali della speranza come il rimpianto.
E allora sarebbe meglio prendere il nostro tappeto per cercarne il disegno. E alla fine volare.