Ogni volta che penso al tema del cambiamento vado un po’ in crisi, lo ammetto. Si può cambiare? Possiamo realmente cambiare noi stessi? E se sì, fino a che punto?
Se guardo indietro, trovo sempre la stessa Francesca con il suo carattere passionale impulsivo, poco incline all’ordine e agli ordini, Eppure, eppure qualcosa è cambiato. E nell’accostarmici incontro la malinconia. Non può non essere così. Con gli anni, la prima cosa che cambia (per fortuna) è il dimagrimento di quel senso di onnipotenza che a vent’anni ci vede sul tetto del mondo. Scesi (o rotolati giù) dal tetto vediamo le cose in modo diverso, siamo più fragili ma sicuramente più veri. Ma ciò che cambia davvero è solo il nostro modo di guardare le cose, ed è già un gran cambiamento! Vedere il vecchio con occhi nuovi: che salto.
E invece, certo, vorremmo cambiare ben altro, dentro e fuori. I nostri vizi, le nostre ombre, le nostre paure… Si possono affrontare meglio, ma non se andranno. Noi, non ce ne andremo. La nostra storia, fisica e psichica, respira con noi, ci accompagna. Liberarsene è impossibile. L’unica cosa possibile è accoglierci, così come siamo, e tentare disperatamente di allargare lo sguardo, cercando di spingere un po’ più in là l’orizzonte.
Il resto, è illusione.
Il tempo e il dolore sono maestri, si dice. Vero: ci insegnano i limiti delle cose, la relatività di questo mondo.
Capire questo è un bel cambiamento. Non pretendiamo troppo da noi, ma nemmeno poco.