Sarà perché annuso la primavera con molto anticipo (ne avverto già la presenza a gennaio) ma la lunghezza di questo inverno cos’ rigido non mi sconcerta troppo.
Mi piace avvolgermi come un gatto sulla coperta, e fare del divano la mia cuccia nelle sere polari di questi giorni. No, non mi dispiace. Anzi, non ne posso più dei "brrrr che freddo" che circolano – quasi esclusivi – nelle chiacchiere di questi giorni. Tanto appena fa caldo diremo "aaaahhh che caldo" con la stessa puntualissima litania. Sempre a brontolare sul clima, noi.
E poi, se ho freddo mi copro. Se ho caldo, invece, dopo la "danza dei sette veli" non ho più nulla da eliminare…
Guardo fuori, in questa pausa dal lavoro pomeridiano, e sento la bellezza del freddo che sta morendo, la meraviglia di una chiusura che comporterà preso una nuova apertura, ornata di giorni assolati e di mattutine fioriture.
Le giornate che ritardano le ombre in questo periodo sono speciali proprio perché annunciano i prossimi chiarori. E’ nell’attimo fluttuante fra due "stazioni" che si respira un po’ di magia. Più tardi, quando la primavera sarà sbocciata, ci saranno altre bellezze. E godrà anche io, come tutti, dell’aria aperta e dei tepori.
Ma scomparirà il tocco arcano che lentamente, adesso, allunga il giorno e abbrevia la notte.
Insomma, la primavera può ancora aspettare un poco…