Il marketing non conosce pudore. E’ uno strumento luciferino nel creare desideri inutili, serpentine tentazioni nate dal nulla che finiscono per diventare i "vuoti a rendere" della nostra consumistica società.
A volte è divertente, però, osservare fin dove si spingono le invenzioni, osservare l’illimitata frontiera su cui si estende la fantasia dei maghi della vendita, degli strateghi del bisogno che non c’è (e che per questo va creato), dei demiurghi del brand che promuovono la rotazione di interi universi.
Ci sono settori particolarmente stuzzicanti per questo tipo di attività. Uno fra tutti, la dermocosmesi. Donne e uomini disposti a fare patti con il diavolo (appunto!) per non invecchiare mai, che, novelli Dorian Gray del nostro secolo si farebbero fare un ritratto (oggi al photoshop) per rimanere immobili, imbalsamati mentre il tempo scorre.
Gli acrobatici inseguimenti del consumatore in questo campo hanno addirittura creato un impatto linguistico cercando nuovi modi espressivi.
Oggi siamo arrivati addirittura alle "rughe di rottura" (nel senso che sono una scocciatura??) di Andy MacDowell, ex attrice e ora placida signora che mette la sua faccia al servizio di L’Oreal e soprattutto alla crema "euforizzante" per la pelle (stessa casa produttrice).
Beh, avete mai visto una pelle euforica?
Magari con i pori tutti dilatati per la felicità che danzano tra ciglia e naso? Oppure impegnati a brindare a suon di prosecco fino a barcollare fra una guancia e l’altra?
Non so, mi spremo le meningi ma non riesco a immaginare una pelle euforica. Immagino invece il triste destino a cui siamo sottoposti, destino di finzioni, di rimbambimenti davanti agli imbonitori del commercio senza ritegno.
Pelle euforica. Che cretinata.
Io non ci sto. Non faccio parte di "quelle che valgono". Almeno, non senso dello slogan di L’Oreal. E voi? Voi valete?