A volte le parole sono come la neve. Non fanno rumore. Rimangono sospese nell’aria, come un sussurro che insegue una memoria.
Cadono con leggerezza, si sciolgono nel ventre della nostra Terra interiore e scompaiono, e tornano, e scompaiono, e tornano.
Chi scrive a volte ha bisogno di spazi vuoti tra le parole.
In quegli spazi chi scrive appoggia lo zaino ai piedi di un albero, si siede stanco, affamati e assetato per il lungo viaggio.
Ci vuole ordine, respiro, tremore.
Abbiamo con noi la nostra bussola?
E la coperta per le notti in cui avremo freddo?
Trasciniamo simulacri o memorie piene di verità?
Quali parole lasciamo andare?
Quali invece vogliamo scoprire?
Nel silenzio la parola fa il pieno, in quel vuoto ritempra sé stessa.
E riparte. Riparte sempre.