Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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Impariamo a leggere?

In Italia, si sa, siamo tutti scrittori. Peccato che non legga nessuno. E, per scrivere davvero bene, bisogna prima essere innanzitutto buoni lettori. Pechè nessuno ti insegna l’italiano quanto un libro, nessuno ti offre direzioni su ritmi, scorci di espressioni, parole nuove. Nessuno ti guida come lui. Lui, lui è il tuo vero maestro. Non servono scuole di scrittura creativa (e neppure di scrittura “non” creativa”): per imparare basta affidarsi alla lettura.
Leggere. Farlo con amore, diligenza e tanta, tanta umiltà. Mi occupo di editoria da vent’anni. Fra le mie mani sono passati tanti testi di aspiranti scrittori. Quelli veramente “maturi”? Pochi, anzi pochissimi. Perchè, invece di leggere, si passa il tempo a scrivere. Per carità, l’esercizio è ottimo, ma di qui a farne un qualcosa di letterario, con un respiro più universale del solito resoconto diaristico, è ben altra cosa.
Ma, si sa, l’Italia è invasa di libri. Tante pubblicazioni a fronte di pochi lettori (solo il 50% legge un libro all’anno. Un libro all’anno, non la Ricerca di Proust o la collezione di Simenon…). E se è già difficile innamorarsi di libri scritti da autori  già navigati (ah, quel colpo di fulmine è così raro), figuriamoci cosa accade con i testi di autori in erba.
A questi scrittori “giovani” e a quelli che vogliono scrivere un libro dico: leggete, leggete, leggete. E lo dico anche ai ragazzi, ai bambini, a coloro che rappresentano il nostro domani. Manca, in Italia, una didattica della lettura. Manca, ferocemente, nelle nostre scuole. Il libro “vive” dentro di noi, va capito, amato, bisogna riuscire a trasmettere una passione che non si risolve in lezioni noiose condite da citazioni antologiche. Occorre riscoprire un modo “selvaggio” di entrare nel testo, arruffato, curioso, come ogni amore che nasce. Già, perchè tra noi e il libro è un po’ come una relazion sentimentale, si sviluppa un rapporto di coppia fatto di condivisione, fiducia, avventura. E quando ci si lascia, alla fine, non è mai per sempre. Rimane dentro di noi, e dallo scaffale della libreria ci ricorda le parole e le storie che abbiamo amato.
La scuola deve aiutare lo sviluppo di questo amore. Senza cultura non c’è domani. E i libri, i libri sono i traghettatori più veri perchè ti costringono a fermarti, a pensare. Pesano le cose, danno il tempo di riflettere e di tornare indietro sulla pagina bianca.
Dobbiamo ricominciare dalla lettura. E dalle scuole.

(parte 1)