Francesca Pacini
Leggere e scrivere fanno bene alla salute. E non hanno effetti collaterali.

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CREATIVI SI NASCE O SI DIVENTA?

 

 

In apparenza può sembrare una domanda “strana”, simile a quella che riguarda la gallina e il suo famoso uovo.
Di fatto, è una questione su cui ci si arrovella e si discute.
Per quanto mi riguarda, penso che creativi… si nasca. Non credo ai manuali spiccioli del tipo “Creativi in un mese e sette giorni e mezzo”, “Come coltivare la tua creatività e farne una piantina da salotto”, “Da oggi basta: sono un creativo!” e via dicendo.
Mi spiego meglio: possiamo affinare la nostra creatività, perfezionarla, lavorarci sopra… Ma non potremo mai diventare creativi se non lo siamo. E’ un po’ come pretendere che una patata si trasformi in una zucchina.

So di mettere in discussione le certezze di molti esperti (che, guarda caso, tengono seminari sulla creatività, scrivono manuali sulla creatività, fanno corsi a destra e manca sulla creatività facendo della creatività un business per…non creativi).
Innanzitutto vorrei chiarire una cosa: essere creativi non è particolarmente “fico”. E’ un talento, un dono naturale come altri. Forse è un elemento raro, questo sì, in una generazione che sempre più si adagia – complice internet – sui copia&incolla.
Ma il vero creativo non ha mai “studiato” da creativo. Nel senso che è qualcosa di cui si è impregnati, qualcosa che nasce nello spazio sottile e misterioso di un’intuizione.  Ha a che fare con l’immediatezza, con un guizzo dell’immaginazione che crea qualcosa che prima non c’era. E lo fa, di solito, trovando vie alternative rispetto alla monotonia degli schemi abituali.
La creatività è sempre un atto di "ribellione". Nasce dalla rottura di una qualche norma codificata. Non si può imparare sui libri, esattamente come accade con la scrittura.
Possiamo coltivarla, farla maturare, allenarla. Ma la creatività è un po’ come i geni del nostro corpo: o ci sono, fin dalla nascita (in nuce, ovviamente) o non ci sono.
Certo, dai manuali si possono imparare tantissime “tecniche” delle quali, però, dubito un po’. Sicuramente aiutano, ma non sostituiscono.
Mi sono stupita, ad esempio, nello scoprire che c’è chi, nel mondo della comunicazione, crea disegni per spiegare i concetti e trovare così ispirazione. E costruisce teorie su teorie su come fare al meglio questi disegni. Mi sono resa conto che, per quanto mi riguarda, questi disegni sono già nella mia mente. Non li cerco, stanno lì. Mi aspettano. Nel senso che ragiono per immagini, “sento” per immagini, “pulso” attraverso le immagini (è anche una grande croce, questa, perché le cose del mondo ti attraversano come fossi senza pelle, non mitigate dal recinto della distanza razionale che corre solo sul filo "rassicurante" del ragionamento e delle parole).
Dunque per me è normale creare in continuazione geografie mentali popolate di colori e di immagini. Come è normale abbinare due idee distanti tra loro tramite un percorso associativo del tutto anomalo rispetto alle strade prevedibili.
Non riesco a capire come si possa “studiarlo”, ma evidentemente si può (anche se la cosa non mi convince).

La creatività è figlia di Mercurio, non di Saturno. E’ un’iridescenza improvvisa, imprevista, spiazzante; non è l’analisi metodica, il ragionamento che si attarda.
La creatività… crea, essere creativi significa “unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili" (Henri Poincaré)
Ecco, quel salto “quantico” che permette l’unione di cose diverse attraverso una nuova connessione è un po’, azzardo, come il figlio – terzo elemento – che nasce dall’unione di un uomo e una donna (due elementi).
E’ frutto di un grande mistero, di un seme particolare.
Per quanto riguarda una creazione meno…impegnativa, come quella della creatività nel quotidiano, o del suo farne un mestiere, i misteri, anche se “minori”, rimangono della stessa natura. E’ sempre una piccola creazione, un minuscolo ma significativo arcano. 
Genera molta invidia, la creatività. Forse proprio perché è una perla rara. Ma, come dicevo, a ognuno i suoi talenti.
Non è retorica: difficilmente un vero creativo sarà anche ordinato.
Più probabile che annaspi nella sua scrivania, sommerso di carte e cartacce, che esca con il dentifricio in mano al posto delle chiavi di casa, che infili la porta del palazzo sbagliato, che vada dai carabinieri a denunciare il furto di un auto che ha parcheggiato altrove una settimana prima, che davanti alla matematica reagisca come davanti a un plotone di esecuzione…
Non è folclore, ahimé. Certo, conosco veri creativi con atteggiamenti “ingegneristici” che, però, fanno uno sforzo mostruoso (il vero elemento di “verità”, in questi casi, è sempre la loro scrivania da lavoro…).
Ho detto: difficile che un creativo sia ordinato, non impossibile.

Di certo il povero creativo è una mosca bianca nel mondo degli aspiranti creativi (vasto, esattamente come quello degli aspiranti scrittori).
Sicuramente per lui combinare felicemente un’immagine con una parola, o trovare un titolo azzeccato, o ideare una nuova tipologia di biglietto da visita, è quasi un “gioco”.

L’intuizione balena, va afferrata e se ne va, immediatamente. Ma è anche vero che in mille altre cose non brillerà sicuramente.
Ognuno ha i suoi doni, dicevo. Peccato, però, che spesso calpestiamo i nostri tentando disperatamente di impossessarci di quelli degli altri.
“A ciascuno il suo”, diceva Sciascia. Mi sa tanto che aveva ragione…