Ieri sera, all’Auditorium, ho visto il bellissimo spettacolo Le canzoni di Pasolini. Ben fatto, leggero e profondo allo stesso tempo. E, come ogni volta, Pasolini mi sorprende per la sua straordinaria lucidità intellettuale e per il valore profetico delle sue considerazioni su una società, quella degli anni Sessanta, che aveva già in nuce gli orribili mondi di plastica a cui siamo stati consegnati, mondi che, come dice luil condannano il poeta alla solitudine per l’angoscia davanti a cose sbattute lì e mai risolte. I versi e le musiche e le canzoni erano davvero suggestivi, e mi hanno riaperto, nel cuore, quella "ferita d’amore intellettuale" che fu lui, Pasolini, negli anni in fiore della mia adolescenza. E che seguitò, sempre, a sanguinare.
Oltre ogni maturazione, lui è sempre lì, innocente e perverso, profondo e disincantato, poetico e prosaico.
Sta lì con le sue parole, i suoi versi, i suoi moniti.
E ho ritrovato, su youtube, un video con una poesia che ho sempre molto amato: Supplica a mia madre.
Narra delle radici della sua sofferenza, dell’impossibilità di amare altre donne, del dolore profondo di uno "svezzamento" interiore mai avvenuto.
Eccola:
http://www.youtube.com/watch?v=f5CFUbk8LMY
La trovo struggente e allo stesso tempo onesta, di un’onestà davvero feroce.
Bello, il montaggio con alcune scene di Mamma Roma, con Anna Magnani.
Il testo della poesia mi colpiì subito, tantissimi anni fa. E capii perché poi sua madre, Susanna Colussi, incarnò la Madonna nel Vangelo secondo Matteo. Non poteva essere altrimenti.
Al di à di psicologie, psicoanalisi e retrosociologie, resta un testamento unico, poetico, dell’amore di un figlio che non riesce – nella vita – a sostiuire una Madre con una donna.
Da quel dolore nacque tanto fermento e una lacerante ricerca, mai risolta. Che però ci ha regalato tanto. Davvero tanto.